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ANATOMIA DI UNA CADUTA: LA NOSTRA RECENSIONE

Aggiornamento: 15 ago

Anatomia di una caduta è un film molto particolare, forse uno dei più notevoli del 2023. Innanzitutto, presenta un'ambientazione suggestiva, in gran parte dominata dall'imponente abitazione montana dove la famiglia protagonista si è ritirata, lontana dal caos della città.

I due coniugi protagonisti Sandra e Samuel, entrambi scrittori, si sono infatti trasferiti da un anno in una località alpina insieme al figlio undicenne Daniel, ipovedente a seguito di un incidente.

La coppia ha un rapporto molto conflittuale a causa della tensione sorta in conseguenza della tragedia vissuta dal bambino – di cui il padre è in parte, anche se indirettamente, responsabile, o almeno tale si sente – e alla competizione professionale tra i due.

Un giorno, Samuel viene trovato morto, disteso sulla neve sotto le finestre di casa, in una pozza di sangue.



Ciò viene raccontato, peraltro, attraverso una scena carica di drammaticità, dal momento che il ritrovamento viene fatto dal piccolo Daniel, che, quasi cieco, non capisce immediatamente cosa stia accadendo e che, non appena ne diviene consapevole, inizia a gridare disperato chiamando la madre che si trova in casa.

La piega che prende subito dopo la vicenda è ancora più inquietante, poiché Sandra, essendo l'unica persona presente in casa al momento della tragedia, viene accusata di aver ucciso il marito.

Inizia così una sorta di legal movie all'interno del quale assistiamo alle indagini fatte su Sandra, agli accordi con il suo avvocato e alle varie fasi del processo a suo carico.

A fare le spese di questa situazione è soprattutto Daniel, che viene strappato alla propria infanzia e costretto a testimoniare in tribunale per permettere alla giustizia di comprendere meglio la posizione della madre.

A proposito delle scene sul processo, è opportuno citare un momento molto interessante. Ad un certo punto l'accusa fa emergere in aula una registrazione fatta da Samuel – il quale era solito riprendere alcuni momenti di vita familiare per trarne ispirazione artistica – in cui si sente un litigio molto violento tra i due coniugi.

Dal solo audio, di per sé molto efficace già nello scenario del tribunale, si passa poi al flashback visivo vero e proprio del litigio in questione.

Si tratta di una trovata stilistica molto suggestiva ed adeguata a rappresentare la forza e la violenza del momento narrato.

La bravura degli interpreti è ragguardevole in questo film, soprattutto considerando la giovanissima età di Milo Machado Graner, che veste i panni di Daniel e che riesce a regalare una intensità ed una verità scenica fuori dal comune. Anche Sandra Hüller, interprete di Sandra, dimostra di essere perfettamente in parte.

Tra l'altro, il personaggio di Sandra è davvero accattivante. È dolce con il figlio, ma appare anche incredibilmente fredda, forte, indipendente.

All'inizio, di fronte all'accusa che subisce, lo spettatore può provare compassione per lei, ma poi viene disorientato, non sa più cosa debba pensare e se possa sentire davvero empatia nei suoi confronti. Anche nel rapporto col marito, il personaggio di Sandra è ambivalente: deve tollerare il vittimismo di lui, le mancanze che le rinfaccia e che a suo dire compromettono il suo benessere e la sua carriera.



Nell'esposizione dell'atteggiamento di Samuel, in questo senso tipicamente tossico e maschilista, il film ci offre anche una ventata di femminismo.

Dall'altro lato, però, è pur vero e difficilmente negabile che Sandra, in un certo qual modo, sovrasta e prevarica il marito. E non siamo neanche certi di quale sia la verità in merito alla fine che Samuel ha fatto.

Proprio questo finale in parte aperto è un altro elemento del film di grande fascinazione.

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