Blonde di Andrew Dominik è uno di quei progetti che nel bene e nel male non lascia indifferenti.
È stato presentato al Festival del Cinema di Venezia di quest’anno, ricevendo una standing ovation di dieci minuti tra la commozione di attori e regista.
Il film è basato sull’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, che racconta in modo libero e romanzato alcune vicende della vita di Marylin Monroe.
Ana de Armas ha avuto l’arduo compito di indossare i panni della diva più famosa di Hollywood regalando una performance spettacolare che le farà guadagnare il favore della critica e forse qualche candidatura agli Oscar. L’attrice cubana è magnetica per tutto il film, riuscendo a far trasparire tutte le emozioni di Marylin Monroe, aiutata anche dall’incredibile somiglianza con l’attrice.
Altrettanto mozzafiato l’interpretazione di Adrien Brody nei panni del regista Arthur Miller con il quale la Monroe ha avuto una storia.
Blonde è un prodotto sicuramente complesso da analizzare, realizzato nell’era post #MeToo, si impegna a raccontare una realtà non troppo lontana da quella moderna, la vita delle donne di Hollywood in una società patriarcale e misogina. Marylin Monroe è da sempre il volto della bellezza eterna, della donna che altro non è che un corpo. La stessa Marylin per tutta la sua vita ha cercato di farsi strada nel mondo della recitazione mostrando la sua bravura. In questo film più che l’ascesa dell’attrice vediamo raccontata Norma Jean, vero nome dell’attrice, a partire dalla sua infanzia difficile con i continui dolori e i soprusi che ha dovuto subire.
Lo scopo del film è chiaro: denunciare l’oggettificazione del corpo femminile e le violenze subite dalla stessa Norma Jean durante tutta la sua vita mostrando in modo crudo scene di stupro e violenza, senza risparmiare lo spettatore della crudeltà del suo racconto.
È una storia di lotta prettamente femminile contro una società che vuole le donne come oggetto del desiderio senza anima. Una storia che, però, viene raccontata da un punto di vista prettamente maschile e questa caratteristica si percepisce in modo molto forte durante la visione.
Blonde parla di una donna, ma vista da un uomo, e viene raccontata senza un minimo di criticità e questo in vari frangenti vanifica lo scopo dello stesso regista.
Le molte scene di nudo, infatti, rischiano di ridurre Ana de Armas ad un corpo da guardare, l’ennesima donna da mercificare.
La narrazione del dolore di Norma è disturbante, costante e fastidiosa, è una donna vittima di un sistema dal quale non riesce ad uscire, incastrata tra amori tossici e violenze. Marylin viene raccontata esattamente come lei stessa non avrebbe mai voluto: Marylin Monroe era un vulcano di energia, un talento naturale che amava la vita e in questo film viene ridotta ad una donna vittima, chiusa nel suo dolore.
Una delle critiche più forti che questo film ha ricevuto è legata ad alcune scene nello specifico, accusate di essere “pro-vita”. Norma Jean, infatti, ha dovuto subire molti aborti nella sua vita per problemi legati ad una sua condizione di salute, e in questo film l’attrice si punisce molto severamente per aver scelto di abortire.
C’è una scena molto disturbante e fastidiosa che rischia di mandare un messaggio altamente fuorviante e regalare un pretesto per condannare l’aborto, soprattutto dopo la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di revocare il diritto federale all'aborto.
Tecnicamente il film è un prodotto molto interessante dal punto di vista registico che la sperimentazione di Dominik rende dinamico e originale.
La contrapposizione tra il bianco e il nero e l’utilizzo dei colori fa immergere lo spettatore nel dualismo del racconto: da una parte Marylin Monroe e dall’altra Norma Jean.
Una narrazione che tende a destrutturare la figura dell’attrice per riuscire a farci empatizzare con Norma Jean.
Blonde ha diviso il pubblico in modo quasi del tutto radicale, c’è chi si è alzato in piedi gridando al capolavoro e chi l’ha criticato molto duramente trovandone solo difetti.
È un film che va visto per avere una propria idea su questo tipo di prodotto, certo è che ne sentiremo parlare per ancora molto tempo.
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