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Devil May Cry: La serie ovvero L'insostenibile leggerezza dell'essere millennial

I Millennials (anche detti Gen Y), ovvero tutti coloro che sono nati tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, sono stati letteralmente uno spartiacque umano

tra due ere: hanno vissuto sia in un'epoca dove i computer potevano trovarsi solo nei laboratori più avanzati del mondo, sia nell'informatizzazione generale.

Attraversando la piena rivoluzione digitale, questa generazione ha sperimentato due metodi di vita di fatto completamente differenti, e una buona parte era in piena adolescenza

quando il mondo è praticamente cambiato per tutti.

Vivendo questo totale ribaltamento dei costumi in un periodo vitale in cui si cerca strenuamente la propria identità, la logica conseguenza non può che essere una sola.

Scanzonata sfrontatezza.

Superati gli edonistici anni 80 dove ci si impegnava in scalate aziendali in doppio petto e gli anni 90 dove si cercava di offrire la versione di sè più sofisticata e

rassicurante possibile, i 2000 erano gli anni dove i ragazzi pensavano che davvero tutto in futuro fosse possibile.

Certo, poi ci siamo presi delle micidiali tranvate in faccia nel 2008, ma noi adolescenti dei primi 2000 eravamo dei simpatici cafoncelli dai capelli a punta che si vestivano

con i colori più cromaticamente violenti e avevano fiducia nel futuro.

Per noi tutto era tamarro, eccessivo, squillante.

Un paradigma rumorosissimo.


In quel periodo l'industria videoludica fiorì come poche cose, le console di ultima generazione si davano battaglia non più a suon di pubblicità scorrette, ma a furia di titoli

sempre più avanzati e coinvolgenti.

Uno di questi è stato Devil May Cry della casa giapponese CAPCOM.

In origine questa fortunatissima serie di videogiochi doveva essere il nuovo capitolo dell'altrettanto famosa serie Resident Evil, ma le modifiche sempre più invasive costrinsero

i creatori ad un totale ribaltamento del progetto.

Devil May Cry narra le peripezie di Dante, cacciatore di demoni tanto forte quanto sfacciato, che indossa un lungo cappotto rosso (ovviamente come omaggio a Dante Alighieri) e

scopre nel corso della storia di avere a sua volta discendenze demoniache.

Dante, sfrontato ragazzone dai capelli color platino e che talvolta sembra avere più battutacce che sale in zucca, armato di spadone e ben due colt fa man bassa tra dimensione

umana e demoniaca massacrando cattivoni sempre più brutti con lo stile più cafone ed eccentrico possibile.

Aggiungete a tutto questo una colonna sonora tra gothic ed industral metal ed otterrete la formula perfetta per far vibrare un quindicenne con un joystick in mano.


Adi Shankar, autore e produttore indiano-americano, all'inizio di questo mese ha presentato su Netflix la sua personalissima versione del franchise in serie animata.


E tutto questo non poteva che essere un monumento infiocchettato e posato sulla porta di casa di ogni millennial.


Con impronta stilistica squisitamente attuale, la serie appare adrenalinica e quanto più sopra le righe possibile. Qui si combatte senza esclusione di colpi con coreografie

adrenaliniche e umorismo caciarone. L'autore mescola sapientemente tematiche delicate come il fanatismo religioso e l'imperialismo con le dinamiche dei film d'azione più

scanzonati mai creati.

Spuntano fuori graditi omaggi ad altre serie Capcom, piccole strizzate d'occhio agli amanti del videogioco (tra cui il doppiatore del protagonista, la cui voce è famosa nel

quarto capitolo della saga videoludica) e un intero episodio creato con due diverse tecniche d'animazione che si alternano piacevolmente.


Ma non c'è nulla di più iconico delle musiche utilizzate: come sigla d'apertura parte "Rollin" dei Limp Bizkit e ti viene subito voglia di tirare fuori i pantaloni a vita bassa.

Poi Evanescence, Green Day, Rage Against The Machine, Papa Roach, Crazy Town.

Questo è il contenuto di un lettore MP3 da 64 Mb di un ragazzino del 2004 che va a scuola in autobus, nulla da dire.

Senza contare la splendida sigla di chiusura cantata dai Power Glove e che omaggia la soundtrack originale del terzo capitolo della saga, solo uno dei tanti rifacimenti di

altre OST del gioco.


Insomma, la serie di Devil May Cry su Netflix dal 3 Aprile è un regalo ad ogni sfrontato cafoncello che vive nel cuore di ogni millennial.

 
 
 

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