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Dogville - La nostra analisi

Aggiornamento: 15 ago

Lars Von Trier con il film “Dogville” ci offre l’opportunità di tracciare un passaggio attraverso gli infernali abissi del suo genio.

Tom è il suo Orfeo e Grace (la grazia) la sua Euridice. Il cammino di Orfeo verso l’uscita dall’inferno, sospinto da un vento diabolico e struggente, si conclude con uno sguardo indietro alla ricerca della bellezza evanescente di Euridice. Orfeo perde il suo amore perché ha perso la fede. Tom si definisce scrittore ma non ultima mai il suo libro. È un predicatore ma non crede fino in fondo ai discorsi che declama. Il giovane non ama Grace in sè, ama piuttosto il ruolo di Grace nella riforma morale che porta avanti. Grace di fatto non viene mai accolta a Dogville, viene solo socialmente integrata. In questa storia Tom, Orfeo, si ferma all’uscita degli inferi, tra il giorno degli occhi e la notte dell’anima, per sempre con lo sguardo insonne e sbarrato di fronte all’assenza della grazia perduta. Dogville è un mondo che ha assassinato il proprio paradiso. Il cielo è oscuro. La rete di stelle si è incenerita in un gigantesco rogo celeste. Gli astri sono sepolti sotto al patibolo della giustizia umana. Lo spettatore per l’intera vicenda cammina al fianco di Tom (il nostro Orfeo incatenato), seguito dallo spettro di Grace, attraverso un inferno di narcisistiche pretese, di prevaricazioni, di invidie e di violenza. Nel passaggio il protagonista mostra il proprio animo ricco di pena, passione, rabbia e ambizione. Si mostra umano. Inoltre, apre le porte di un’altra cittadella che è il regno della filosofia. Tom vuole diffondere tra agli abitanti di Dogville la compassione verso il prossimo. Nella dinamica narrativa, Tom non è la chiave che svela chissà quale segreto intimo dell’uomo ma è la serratura attraverso cui lo spettatore spia il comportamento degli uomini posti di fronte al dono divino della grazia. Il giovane partecipa dell’umanità fallendo nella sua missione di purificazione della comunità di Dogville. Infine, Tom si rivela simile al mostro che voleva curare: dimentica i valori, cede all’indolenza e priva progressivamente lo spettatore di un punto di osservazione umano da cui guardare. Lo spettatore è abbandonato a sé stesso, al proprio inferno, dove naviga nella violenta tempesta del proprio disordine.

Attorno alle case e alle persone un pesante telo nero circonda tutta Dogville. Il cielo è cieco, La lente del regista va oltre la parete dell’azzurro giungendo nel vuoto cosmo. Le miopi traiettorie celesti di un buio senza memoria ispirano il senso di una via agli abitanti di Dogville.

La vicenda narra del paese povero di Dogville, isolato sul versante di una montagna in USA. Sono pochi i contatti con l’esterno, la comunità è tenuta insieme dal lavoro e dallo scambio di bisogni primari essenziali. Tom Edison, un giovane del paese, si impegna ad organizzare assemblee in cui condivide con la comunità l’importanza dell’abitudine al dono, alla gratitudine e all’accettazione della diversità. I discorsi risultano noiosi e non sortiscono effetti. Grace fugge da un gruppo di gangster e si nasconde a Dogville dove conosce Tom che le offre un nascondiglio. Il ragazzo viene raggiunto da una automobile nera che perseguita Grace, una mano oltre al finestrino gli consegna un biglietto con un numero di telefono e la promessa di una ricompensa nel caso venga segnalata la posizione della fuggitiva. Grace, non senza alcune resistenze iniziali, entra a far parte della comunità per un periodo definito “di prova”. La ragazza si impegna a lavorare per ogni cittadino di Dogville, ricerca il massimo soddisfacimento di ciascuno. La domanda che attraversa tutta la vicenda è la seguente: Cosa accade quando il caso, o Dio, dona la grazia agli uomini? Partiamo con l’analizzare quale sia il comportamento della grazia stessa nei confronti degli abitanti di Dogville. Grace inizialmente chiede agli uomini di essere punita per i propri errori, pensa di non meritare il pane né alcuna comodità. La sua unica dimensione è quella del dare. La grazia è parca, riceve appena l’indispensabile per sopravvivere. Quale è la risposta del paese? Alcune paesane si accorgono della differenza nel vestiario e nella cura delle mani di Grace, la quale ha i modi di una donna di città. Le differenze seminano invidia, alcuni si sentono legittimati a rifiutare le offerte di aiuto, minacciando l’emarginazione di Grace. In tale occasione si manifesta la prima opposizione di Tom in veste di sommo apologeta dell’idea di integrazione. Tom insiste affinchè la ragazza si integri nella comunità, l’ostinazione porta risultati: Grace aiuta a tutti gli abitanti di Dogville in rigide fasce orarie giornaliere. Una delle sue mansioni è quella di arginare le erbacce che ostacolano la crescita della pianta di uvaspina. Con il tempo aumenta la mole delle mansioni, spesso le richieste sono futili ed egoistiche. scarsamente rilevanti per l’economia del paese. La grazia, in fondo, è superflua perché ha un fine indeterminato, lo sfumato raggiungimento del bene collettivo. Le responsabilità date alla donna sono state un modo per includerla nella comunità, ma non hanno prodotto un aumento del benessere sociale. Grace è oberata di impegni, non riusciva materialmente a soddisfare tutti: è spesso in ritardo, non riesce a soddisfare pienamente le richieste. Nascono così le lamentele da parte dei paesani. Dogville percepisce Grace come una improvvisa maledizione. Tutti gli uomini del paese approfittano sessualmente di lei eccetto Tom. Chuck è il primo, porta con sé Grace al meleto per raccogliere i frutti. Un Adamo violenta una Eva, contaminando il seme della nascita dell’umanità. Quello che gli uomini fanno della grazia è abusarne, consumarla, penetrarla con il proprio ego, sfregiandone la verginità, l’altruismo e della generosità. Lo stato “civile” di Grace cambia quando sul muro della casa delle assemblee è affisso un avviso da parte della polizia che ricerca la ragazza in cambio di una ricompensa. Tutti gli abitanti concordano che Grace si muova con un peso legato alla caviglia, come una prigioniera di quelli che erano inizialmente i suoi soccorritori.

In tutta la vicenda Tom è incalzato dalla seguente domanda: Imporre la tolleranza alla comunità è tollerabile? Da questo punto in avanti, Tom è distante dalla ragazza. La sua missione non è più spirituale ma politica. Nel momento in cui si crea una dicotomia forte tra lei e gli abitanti Tom tenta di costruire una dialettica tra parti che si allontanano sempre più alla deriva l’una dall’altra. Da una parte Grace tollera tutto ciò che le accade. Gli abitanti di Dogville, d’altra parte, considerano la fuggitiva una parassita, una criminale che segretamente obblia dietro ad una maschera amabile la propria reale natura maligna. Tom si trova ad essere giudice tra due fazioni. Si svuota della propria moralità. Spogliatosi delle proprie passate parole è costretto a decidere del destino di Grace e del paese,

Tom fa visita a Grace, la coglie distesa sul suo letto che versa lacrime esauste. Dopo una breve conversazione si scopre il motivo della visita quando sul viso del ragazzo compare uno sguardo lussurioso. Tom, per le sue parole subito comprensive, pensa di meritare qualcosa in cambio: il piacere sessuale di cui tutto il paese ha goduto. Grace lo rifiuta seccamente, dopotutto Tom, non opponendosi alla violenza ed ai soprusi, dimostra di essere come tutti gli altri. Tom vede la propria giovanile metafisica, la propria rettitudine di colpo crollare sotto la bufera di quella verità sospirata in un fiato dolente. Tom, nel pieno della debolezza morale e psichica, chiama i gangster. La macchina nera giunge in città, la mano che aveva passato il biglietto invita Grace nell’abitacolo. Si assiste ad uno squisito dialogo tra Grace e suo padre. Il perdono è arrogante, dice lui, perché non concede alla persona di fare i conti con la propria coscienza. Grace lo incalza con le ragioni dell’indulgenza. Grace è posta di fronte alla scelta tra il perdono e la punizione. Il padre la invita a camminare per la cittadina per riflettere sul da farsi. Scorrono le carte dei volti di Dogville. Grace vede i loro volti illuminati, si dirige verso la fine della strada dove pulsa la pianta di uvaspina che presto a primavera avrebbe maturato frutti. Giunge al fianco della pianta, ai confini del paese, dove il bagliore della luna crescente accartoccia il suo viso. Il chiarore è il fantasma di un lucido, improvviso, risentimento. Da dove è ora, gli abitanti di Dogville non sono più ben illuminati. La luce è ambigua, sono diventate sagome oscure. Grace osserva che la pianta di uvaspina di vivo ha solo le spine. Grace torna nell’abitacolo dell’automobile per rispondere al padre. Grace ragiona: altri viandanti sarebbero passati per il paese, avrebbero mostrato la propria fragilità. Inoltre, le città limitrofe con cui gli abitanti di Dogville avrebbero preso contatto sarebbero state danneggiate dall’opportunismo e dall’egoismo degli abitanti del paese. Così la grazia, in origine disinteressata e generosa, si corrompe nella semplice necessità di dover decidere del proprio destino e di quello della comunità. Grace sceglie la strada del vecchio padre, la giustizia del Dio dell’Antico Testamento. La sera, sotto la luna pallida, esplodono colpi di mitragliatore per tutto il paese. Le case infiammano, la stessa è stata la fine di Sodoma. Tom viene ucciso da Grace. Orfeo è punito da Euridice per il tradimento del patto. Solo il cane sopravvive, l’innocenza della natura non sceglie cosa è male e cosa è bene. Il cane agisce secondo un disegno imperscrutabile, obbedisce ad un destino rigido e, perché non può scegliere, è puramente innocente.


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