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Emily, Catherine e Heathcliff:gli spiriti tempestosi dello Yorkshire

Aggiornamento: 15 ago

“Solo gli inquieti sanno com'è difficile sopravvivere alla tempesta e non poter vivere senza.”

  • E. Brontë


Tre fantasmi errano inquieti per la cupa brughiera dello Yorkshire, sferzata dalle urla del vento: due, un uomo e una donna, si tengono per mano e si guardano come innamorati; la terza, invece, li osserva in disparte, più orgogliosa che mai. Se non fosse stato per lei, la loro storia non sarebbe mai stata raccontata…


A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio. Il mio gran pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l’impressione di non farne più parte.”



Le struggenti vicende narrate all’interno dell’unico romanzo di Emily Brontë sono ormai ben note. Uno scritto pieno di potenza, ma considerato in alcuni punti brutale e violento, che fece scandalo soprattutto per via della perentoria immoralità del protagonista, un uomo che vede nella vendetta il suo unico scopo. Oggi, però, possiamo affermare quanto quel protagonista, il cupo e spietato Heathcliff, abbia inesorabilmente segnato la corrente del Romanticismo, con i suoi occhi scuri dallo sguardo imperioso e il suo amore totalizzante per Catherine Earnshaw. L’eco di Cime Tempestose risuona ancora ai giorni nostri, implacabile come non mai, ad oltre due secoli dalla sua creazione: passione, odio, vendetta e solitudine, ovvero ingredienti perfetti per dare alla luce ad uno dei più grandi classici della letteratura inglese. 

Non che l’autrice che si cela dietro le righe dei suoi stessi personaggi fosse meno inquieta di loro, anzi. Emily (1818 – 1848) era la sesta dei figli del reverendo Patrick, al secolo Patrick Brunty (o Brandy), il quale decise di mutare il suo cognome in “Brontë” in onore dell’ammiraglio Nelson, di cui era fervente ammiratore e che era stato insignito del titolo di duca di Bronte da Ferdinando di Borbone in occasione della repressione della rivoluzione napoletana. La sua vita fu segnata da molti lutti, tra cui la morte della madre Mary e la prematura dipartita del fratello Branwell. Per questo rifugiarsi nella scrittura apparve ad Emily e ai suoi fratelli – e sorelle – l’unico modo per sfuggire alla solitudine. 

Fin da piccoli, dunque, i fratelli Brontë furono abituati a cavarsela da soli e dilettarsi nell'ideare storie fantastiche che finirono per confluire in un vero e proprio ciclo di narrativa fantasy: Angria, ad opera di Charlotte e Branwell, e Gondal di Emily e Anne. 



Mentre Angria era interamente in prosa, in quanto Charlotte e Branwell non erano per nulla abili poeti, Gondal, invece, era una raccolta di poesie, ambientate in una terra irreale, dove gli scenari rappresentati si potevano, almeno in parte, ricondurre ai paesaggi burrascosi della brughiera dello Yorkshire che la scrittrice poteva osservare da casa sua.

Sicuramente Gondal, seppur nella sua forma lirico – narrativa, rappresentò una sorta di banco di prova per il futuro Wuthering Heights, ovvero il notissimo Cime tempestose, dato che tra due opere si possono notare alcune analogie; in particolare, tra i personaggi appaiono fortemente privilegiati quelli femminili e una figura che sembra anticipare quella della bisbetica Catherine Earnshaw. Nell’immaginario universo di Gondal vige la violenza: i personaggi si direbbero crudeli, l'amore appare dominato dalla rabbia; i sentimenti umani, come la fedeltà e l'amicizia, sono assenti. Il che potrebbe rimandarci agli elementi che caratterizzeranno il tenebroso ed enigmatico Heathcliff? Possibile. 

Di certo, il mondo umano presentato in Gondal, seppur in chiave fantastica, sembrava rispecchiare esattamente l'idea del mondo dell'autrice. I frutti della smisurata fantasia dei giovani Brontë furono almeno tre delle future opere imprescindibili della letteratura inglese: Jane Eyre di Charlotte Brontë, Agnes Gray di Anne Brontë e Cime tempestose di Emily Brontë. 

L’opera di Emily venne pubblicata sotto lo pseudonimo maschile di Ellis Bell nel 1847 (una seconda edizione postuma fu curata da sua sorella Charlotte). Il titolo prendeva ovviamente ispirazione da Wuthering Heights, ossia quelle terre poste sulla sommità di un colle dove spirava il vento e la pioggia era perennemente presente, tanto da creare un’atmosfera a dir poco spettrale. A quanto risulta, Emily era una fanciulla dal carattere introverso ed enigmatico, non spiccava per socievolezza e non aveva amiche. Sembrava che fosse alquanto intollerante e sempre di cattivo umore, ma era anche molto responsabile e una gran lavoratrice. Erano ben pochi quelli che avrebbero potuto immaginarla intenta a eviscerare i tormenti passionali mentre scriveva Cime tempestose

Heathcliff e Catherine, i due protagonisti principali, si conoscono quando sono ancora piccoli, dove lui incarna un trovatello salvato da Mr. Earnshaw, sporco e inselvatichito, mentre lei una bambina un po’ capricciosa. L’amore silenzioso ma tenace dei due giovani cresce durante l’adolescenza, nei loro giochi senza freni per la brughiera e nella loro comune avversione per le regole imposte dal tirannico fratello Hindley. Catherine confessa il suo sentimento per Heathcliff a Nelly - la governante e narratrice principale del romanzo – ma anche l’impossibilità di viverlo a causa della provenienza umile e della mancanza di istruzione del ragazzo. Heathcliff, allora, decide di partire in cerca di fortuna, senza curarsi di origliare il resto della confessione, nella quale la fanciulla descrive appieno la potenza del suo sentimento: “Lui è me più di me stessa. Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono la stessa cosa.”



Seppur innamorata di Heathcliff, Catherine accetta la proposta di matrimonio del ricco Edgar Linton, completamente diverso dal povero e irrequieto amato. Ma sarà proprio l’inaspettato ritorno di quest’ultimo, tre anni più tardi, a portare scompiglio, dato che il ragazzo brama vendetta, fino a raggiungere l’apice con la morte di Catherine.  

Ai suoi tempi, Cime tempestose fu considerato una bizzarria di cattivo gusto e per questo fu rigettato e poco compreso, sebbene vada considerato come un grande racconto sociale dell’epoca, a partire proprio dalla passione di Catherine e Heathcliff, che mostra situazioni mai narrate prima, come le violenze domestiche e l’alcolismo. Inoltre, a differenza degli schemi narrativi usati fino a quel momento, dove l’eroe del romanzo era “senza macchia e senza paura”, il personaggio di Heathcliff, invece, è crudele, fa parte della categoria dei cattivi, eppure guadagna la simpatia del lettore proprio per il suo atteggiamento anticonformista. 

Apparentemente, non sembrano molte le tracce dell'ambiente familiare dei Brontë, se non quel paesaggio e quel clima riscontrabile anche nei testi poetici di Emily. Eppure, le tenebre di quella brughiera dello Yorkshire fanno da sfondo perfetto per quei fatti misteriosi che accadono nel corso del romanzo, i quali, accanto al brutale realismo degli eventi, lasciano nel lettore una sensazione di inquietudine. Per esempio, il primo narratore della vicenda, Mr. Lockwood, durante il suo breve soggiorno a Wuthering Heights, sogna lo spettro di una bambina, che bussa sui vetri per cercare di entrare: è Catherine, poiché il suo spirito, dopo la morte, sarà una presenza evanescente per tutto il romanzo.

Tra tempeste, fantasmi e follia, ecco che Cime tempestose si è guadagnato di diritto il suo spazio nella letteratura gotica. Dopo la morte di Catherine, infatti, Heathcliff rimane ossessionato dallo spettro dell’amata, un dolce tormento che lui stesso invoca a gran voce: “Catherine Earnshaw, possa tu non avere riposo finché io vivrò! Hai detto che sono 

stato io ad ucciderti…perseguitami, allora! Gli assassinati perseguitano i propri assassini. Credo…so che altri fantasmi hanno vagato su questa terra. Sii con me sempre…assumi qualsiasi forma…fammi impazzire! Ma non lasciarmi, ti prego, in questo abisso, dove non posso trovarti! Oh, Dio, è un dolore indicibile! Non posso vivere senza la mia vita! Non posso vivere senza l’anima mia!”


Senza dubbio Emily Brontë non solo va ammirata per la sua capacità di aver dato vita ad un romanzo dalle mille sfumature, ma anche per quei tratti, romantici e gotici al tempo stesso, che sembrano esprimere appieno l’attrazione per il sublime e l’abisso. Per questo motivo Cime tempestose continua ad affascinare tantissime ragazze, fino a diventare una 

tappa essenziale nella loro formazione letteraria e forse sentimentale. Il romanziere Álvaro 

Pombo aggiunse che: “La potenza creatrice di Emily Brontë immerge nella lingua attraverso la narrazione della storia, la creazione dei personaggi e la forza dei dettagli di una prosa che nel XXI secolo è ancora attuale».

La precaria salute di Emily si consumò lentamente negli anni, forse a causa del clima difficile della brughiera e delle condizioni insalubri provocate dagli impianti idraulici della casa in cui abitava la famiglia. Il fratello Branwell morì repentinamente nel 1848; durante il suo funerale, la sorella contrasse un raffreddore che presto si tramutò in un’infiammazione dei polmoni, evolvendo infine in tubercolosi. Nonostante lo stadio avanzato della malattia, rifiutò ogni aiuto medico. 

Emily Brontë morì il 19 dicembre 1848 nella sua amata casa paterna a Haworth all’età di soli trent’anni, seguita a pochi mesi di distanza dalla sua affezionatissima Anne.

Chissà che altre perle avrebbe potuto consegnarci, se solo ne avesse avuto il tempo. Il declino della razionalità del suo tormentato protagonista, sempre più evidente con il proseguire delle pagine, ci potrebbe ricordare il lento decadimento delle sue condizioni di salute, fino ad arrivare a quel sorriso folle e febbricitante che rende il personaggio di Heathcliff una terrificante caricatura di sé stesso. 

Possiamo pensare, forse, che, con la morte, la sua anima possa aver finalmente trovato la pace, esattamente come Emily; oppure che la sua ombra irrequieta vaghi ancora nella tempestosa brughiera, accompagnata da quelle di due giovani donne…




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