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Fairytale of New York: la canzone dei Pogues che ha reso eterno Shane MacGowan

Aggiornamento: 15 ago

La canzone natalizia più suonata del XXI secolo nel Regno Unito non è una favola messa in musica, né un’accozzaglia di buoni sentimenti. I suoi protagonisti sono sgangherati e per nulla fiabeschi, il suo testo è al limite della censura, i suoi interpreti hanno salutato questo mondo troppo presto. Eppure basta ascoltarne i primi accordi per vivere una magia speciale: quella delle persone comuni, se vogliamo anche sfortunate, che però continuano a non arrendersi e a cantare. “Fairytale of New York” dei Pogues è un inno a chi la propria favola tenta di viverla nonostante la vita. E, nonostante la morte, il suo autore Shane MacGowan ha firmato un pezzo che lo ha reso eterno. 

Con l’espressione “Fairytale” nella lingua anglosassone si indica una narrazione popolare che ha per protagonisti personaggi fantastici come orchi, fate e folletti. Una fiaba, insomma. E il periodo in cui tutti amano raccontare e ascoltare le loro favole preferite è sicuramente quello di Natale; un periodo di magia, di amore, di buoni sentimenti. 

A dispetto del titolo, tuttavia, la canzone natalizia più suonata del XXI secolo nel Regno Unito, votata come Nation's Favourite Christmas Song, non è affatto una favola canonica. “Fairytale of New York” dei Pogues uscì come singolo nel 1987, dopo che il frontman della band Shane MacGowan aveva impiegato circa due anni a comporla, con l’aiuto di Jem Finer, che nel gruppo irlandese suonava il banjo. Non c’è nessuna creatura immaginaria, né slitte, né alberi addobbati o slitte luccicanti sotto la neve, in questa ballata folk che racconta la storia di due immigrati giunti negli Stati Uniti per cercare fortuna. 

È la Vigilia di Natale in una stazione di polizia e il protagonista viene gettato in una cella dedicata alla detenzione degli ubriachi, dove fa conoscenza con un anziano, che prima gli esprime il timore di essere vicino alla fine e poi intona un canto popolare della sua terra: “The Rare Old Mountain Dew”. 

Quel motivetto strascicato tra i fumi dell’alcol, lo riporta agli inizi di una storia d’amore piena di aspettative e all’incanto dei primi tempi, quando lui e la donna amata (interpretata da una meravigliosa Kirsty MacColl) si godevano i primi tempi della nuova vita in un mitologico Paese dei Balocchi, ricco di opportunità, “di macchine grandi quanto bar e fiumi d’oro”, entrambi resi persino più belli dall’entusiasmo. 

L’atmosfera onirica di questa prima parte, in cui pare addirittura che gli stessi agenti del dipartimento di polizia di New York si uniscano al duetto come una formazione corale, è destinata a infrangersi nelle battute successive. Come spesso accade, la fiaba non riesce a incarnarsi nella realtà e per la coppia inizia un susseguirsi di recriminazioni, insulti rabbiosi e maledizioni, che culminano con l’augurio che sia l’ultimo Natale. 

Non sappiamo come finirà tra loro: entrambi sono responsabili di aver privato l’altro dei sogni e della possibilità di “essere qualcuno”, eppure entrambi quei sogni li hanno uniti ai propri e riescono a concepire il futuro solo in quel modo; il finale di questa dissacrante anticanzone natalizia, quindi, è aperto e lascia un po’ di posto alla speranza, perché in fondo quello è il senso delle Feste, anche di quelle degli “ultimi”. 

Se il brano ha passato 109 settimane nella classifica irlandese e puntualmente torna a fare da sottofondo nientemeno che agli scambi di auguri in chiesa, nonostante il linguaggio volgare e i termini al limite della censura, meno fortuna hanno avuto i suoi interpreti. Kirsty MacColl ha perso la vita nel 2000, durante un’immersione subacquea, mentre Shane MacGowan ci ha lasciati all’età di sessantacinque anni, il 30 novembre 2023, un giorno prima che iniziasse il mese d’oro di quella che lui stesso definì “la canzone più difficile a cui avesse mai lavorato”.

“Fairytale of New York” non è una fiaba, non è una poesia infarcita di retorica, non è un canto tradizionale, ma è una narrazione autentica da ballare al ritmo trascinante delle danze celtiche, è un racconto commovente da intonare seduti sulla soglia di uno sgangherato locale, anche se ci si trova nel periodo più freddo dell’anno. È la storia semplice di due individui comuni, capace di diventare quella di molte persone che le favole non possono che viverle alla loro maniera, senza conformismi, a volte senza morale, berciando e imprecando... ma non per questo sognando meno.

Shane MacGowan era nato proprio il 25 dicembre. E come ha detto qualcuno all’indomani della sua scomparsa: “Scrivere un pezzo così è il modo migliore per non morire mai”.


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