Dalla foto sembra il classico vecchietto che rincorre i ragazzini con il rastrello per scacciarli dal suo prato con tanto di maglietta della salute sotto la camicia bianca, dito ammonitore alzato ed espressione plastica da maschera mortuaria.
Eppure questo arcigno vegliardo è stato una delle più fulgide menti del panorama astronomico mondiale del secolo scorso.
Fritz Zwicky era un astronomo svizzero, personalità di spicco e professore al Caltech di Pasadena.
Fritz nacque nel 1898 in Bulgaria da padre svizzero e madre cecoslovacca, laureatosi al Politecnico di Zurigo nel 1922, nel 1925 ottenne una borsa di studio per andare negli Stati Uniti e alla domanda su quale università preferisse il buon Zwicky, amante dello sci, rispose semplicemente "basta che intorno ci siano le montagne"; immaginate la sua delusione quando arrivò al Caltech di Pasadena e attorno a sé vide quelle che per un uomo abituato alle vette elvetiche erano "semplici colline".
Assieme all'astronomo tedesco Walter Baade coniò il termine "supernova", teorizzò la nascita delle stelle di neutroni proprio in relazione all'esplosione delle suddette.
Zwicky è stato il primo a proporre il concetto di "materia oscura" (nel 1933, e ancora oggi non sappiamo neanche cosa sia esattamente).
Diede il tormento ai capoccia del Caltech per mesi per l'acquisto di un nuovo telescopio, e una volta ottenuto da solo scoprì ben 123 supernove extragalattiche in cinquant'anni.
Teorizzò l'esistenza delle lenti gravitazionali, confermando la relatività di Einstein.
Durante la seconda guerra mondiale aiutò ad ottimizzare propulsori e combustibili per gli aerei.
Nel periodo postbellico si prodigò per ricostruire in Europa numerose biblioteche distrutte dai bombardamenti.
Parlava fluentemente 17 lingue.
State cominciando a sentirvi micragnosi? Vi state interrogando sulle dimensioni della vostra scatola cranica?
Consolatevi, Zwicky non era soltanto genio e poesia.
Scordatevi il sorriso rassicurante e il dolcevita a collo alto di Carl Sagan, Fritz era il brusco nonno grondante bestemmie e cattive maniere con una laurea in fisica sperimentale nella coppola, durante le giornate particolarmente tediose se ne stava appollaiato a scrutare quel gargantuesco telescopio tanto desiderato borbottando termini scientifici creativamente sinergizzati con oscenità assortite.
Non era una personcina proprio facile con cui avere a che fare: egocentrico, arrogante, irascibile; molte delle sue scoperte gli vennero riconosciute solo dopo la morte avvenuta nel 1974 (e raramente gliene fu attribuita la paternità) in quanto personaggio odiato e temuto da una buona parte della comunità scientifica locale.
Aveva l'abitudine di chiamare i suoi rivali "bastardi sferici" in quanto a suo dire erano bastardi da ogni lato li si guardasse ed il sopracitato Baade; dopo un alterco dove Zwicky lo accusò di aver dato il proprio nome ad una galassia che era stato Fritz a scoprire: aveva il puro terrore di essere ucciso da lui (senza contare che, per via delle sue origini tedesche, veniva apostrofato dal collega come "nazista" spesso e volentieri).
Effettivamente non fu una buona idea sfilare una scoperta da sotto il naso di un uomo che voleva marchiare con il proprio nome le galassie nell'incredibile Catalogue of Galaxies and Clusters, creato dal 1961 al 1968 e aggiornato costantemente ancora oggi; anche io avrei un po' paura di un tizio che, nel tentativo di creare una meteora artificiale, nel 1957 imbottì di esplosivo un razzo e senza informare nessuno lo fece detonare nei cieli del New Mexico (gli effetti si videro fino a cento chilometri di distanza), provocando variegati e prolifici colpi apoplettici alla popolazione circostante.
E fu anche fiero della buona riuscita dell'esperimento.
Rifiutò la cittadinanza americana in quanto "i cittadini naturalizzati non possono neanche diventare presidenti".
Parlando della bomba atomica, disse che la scienza stava prendendo una direzione talmente sbagliata che lui stesso "riusciva a pensare ad una dozzina di modi per neutralizzare tutti gli esseri viventi" in un'ora.
Fritz Zwicky è la rockstar dimenticata delle galassie, tanto talentuoso quanto impossibile; se lo consideravano pazzo, lui considerava tutti gli altri idioti.
Forgiato dal sistema universitario svizzero, ben più rigido e gerarchico di quello statunitense, affrontò la vita una galassia svelata e un concetto solo all'apparenza impossibile alla volta.
Una Cassandra turpiloquente in camicia e cravattino che ci vedeva lungo, troppo lungo; e posso solo immaginare le dimensioni del fegato dei colleghi ancora in vita nel vedere confermate una dopo l'altra tutte quelle teorie che Zwicky bofonchiava sprezzante.
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