Come detto nel precedente articolo la saga di Halloween dopo un esordio fulminante, si trascina per quasi venti anni tra alti e bassi, sfornando sette film, sei dei quali con protagonista Michael Myers, l’assassino per eccellenza dei film Slasher.
Halloween H20 sembrava la degna conclusione, forse arrivata già in ritardo, ma purtroppo l’ingordigia dei colossi cinematografici ci mette lo zampino. Halloween Resurrection del 2002 sconfessa tutto.
Innanzitutto Michael non era il personaggio rimasto intrappolato a cui la sorella tende la mano, si era scambiato con un’infermiera mettendo a lei i suoi panni e la maschera per fuggire (tutte cose in contrasto col suo carattere) e perciò il gesto finale di empatia diventa la grottesca immagine di una sconosciuta che viene uccisa per sbaglio.
Sempre nei primi minuti del film, Michael trova nuovamente Laurie e la uccide. Quello che non era riuscito a fare in tre film, viene liquidato all’inizio di questo ennesimo e non richiesto capitolo. Cosa resta da fare all’assassino se non tornare nella sua casa d’infanzia abbandonata e ritrovarsi in mezzo a un Reality Show dal gusto gotico. Avete letto bene, Michael si trova ad aggirarsi sul set improvvisato di un Reality Show in casa sua nel quale si limita a massacrare tutti i concorrenti.
Figlia dei suoi tempi questa pellicola è senza dubbio la peggiore e riesce solo a rovinare il terzo tentativo di chiudere la saga.
Difficile immaginare trama più brutta e insulsa. Sembra che gli Studios volessero lanciare un messaggio ben chiaro: se siete dei creativi (scrittori, registi) siate mediocri, abbiate idee mediocri, perché se vi viene per caso un’idea innovativa noi faremo di tutto per sfruttarla e rovinarla, arrivando a negarla nella sua essenza drammaturgica e morale. E non sfidateci perché questo film dimostra che sappiamo farlo!
Questo ottavo, pessimo, capitolo mette la pietra tombale sul franchise. Solo apparentemente. Una nuova generazione di registi, cresciuti col personaggio vuole dare un degno finale al lavoro iniziato da Carpenter e tocca a Rob Zombie, musicista e regista horror che a cavallo degli anni ‘10 è all’apice del successo, tentare l’impresa: Halloween Begins è il prequel/reboot della serie, che investiga proprio nel passato di Myers: come sono nati tutti pensieri folli che lo porteranno ad essere l’assassino mascherato, mescolando a una cattiveria innata tutta una serie di angherie subita da piccolo. Il film è acclamato perché riesce a dare spessore psicologico lì dove non c’era mai stato, mai così profondo e maturo. Pur restando una pellicola horror, il personaggio che si cela dietro la maschera e che mai ha ancora pronunciato una singola battuta in trent'anni di cinema e raramente ha mostrato il suo volto, sembra abbia ancora qualcosa da dire, così viene subito richiesto un sequel del reboot, Halloween II arriva al cinema e mostra perfino Michael senza maschera che infine parla con un’unica battuta rivolta al nemico di sempre, il dottor Loomis. Le aspettative sono alte, la resa non altrettanto e così per la quarta volta il franchise si ferma, senza essere riuscito ancora a mettere la parola definitiva sulla sorte del suo killer.
Ormai il mondo sembra essere andato troppo avanti per un personaggio nato a fine anni settanta e per diverso tempo tutto tace, ma nel 2018 ecco il colpo di scena: Michael Myers risorge ancora, stavolta in una trilogia di film che, fin dall’inizio, si da il compito di chiudere una volta per tutte la sua vicenda.
A quarant'anni esatti dal debutto Halloween torna nei cinema e di nuovo nel ruolo di Laurie c’è Jamie Lee Curtis. Ma non era morta nell’ottavo capitolo, cioè il quarto seguendo la seconda linea temporale? Certo, ma questo nuovo film inaugura la terza linea temporale. Prima che vi sdegnate della scelta, datemi qualche riga di beneficio del dubbio, perché l’idea non è del tutto peregrina. Infatti qual era uno dei limiti della saga, che Myers si accanisse contro Laurie perché sua sorella di sangue, limitando qualunque espansione del personaggio quale simbolo del male. Questo nuovo sequel ignora questo fatto, che è stato introdotto nel secondo film, diventando un sequel diretto del primo storico capitolo di Carpenter. Quindi Michael non è mosso da un’insana vendetta, ma da un bisogno di violenza tutto da esplorare. Quello che viene fuori nella recente trilogia: Halloween, Halloween Kills e Halloween Ends è un excursus nella violenza, vista da vari punti: quella patologica di Myers, quella di massa della cittadina di Haddonfield, quella sociale di alcuni emarginati resi mostri dalla società. Un’immersione nel male che cambia forma e sembra invincibile, tema tanto caro a Carpenter. Senza gridare al capolavoro, questi film sono un buon prodotto di genere, con sottotesti altalenanti, a tratti scontati, a tratti inaspettati.
Muovendosi sullo stile delle trilogie di Guerre Stellari, dove a ogni capitolo la vittoria si alterna tra buoni e cattivi, anche questa gruppo di film vede a volte Myers sconfitto e altre vincitore, fino all’ultimo film, del quale non vi svelo il finale, ma che chiude degnamente la storia personale di Michael durata più di quarant’anni con dodici film da protagonista. L’ultima inquadratura sulla maschera di Halloween abbandonata lascia lo spettatore con un atroce dubbio: l’essenza del male è stata esorcizzata? Se dal punto di vista esistenziale la domanda è lecita, da quello cinematografico sembra una minaccia: dobbiamo dunque aspettarci in futuro un nuovo film di Halloween? Forse sì, visto quanto è difficile distruggere il potere evocativo di una maschera!
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