I Green Day nascono da un’idea di due studenti, Billie Joe Armstrong e Mike Pritchard (in arte Mike Dirnt, dal suono onomatopeico che il bassista da piccolo pronunciava per imitare il suono del basso) nel 1986 quando, insieme ad altri coetanei, fondano gli Sweet Children. Solo nel 1989, quando entra a farne parte il batterista Tre Cool, si decise il nome Green Day e si consolida la formazione che ancora oggi conosciamo: Armstrong come frontman, Dirnt al basso e Cool alla batteria.
Il primo successo arriva nel 1994, esattamente 30 anni fa, compiuti il 1°febbraio scorso, con l’album “Dookie” che riscosse non poco successo. Si disse che con “Dookie” i Green Day avessero riportato in auge il punk rock, con canzoni come “She” e “Basket Case” (che venne aggiunta qualche mese dopo, aumentando ancora di più il successo dell’album). Dookie era quello che ci si poteva aspettare da tre ragazzi, eterni adolescenti, che volevano principalmente divertirsi, con le sue sonorità vivaci, i ritmi adrenalinici, e in breve tempo i Green Day scalarono tutte le classifiche in America e in varie parti del mondo, tanto che lo scorso 16 aprile l’album è stato inserito nel National Recording Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. “Dookie”, con la sua copertina esplosiva e caotica, come la testa di ogni ragazzo, era solo l’inizio. Perché 10 anni dopo quei ragazzi divennero adulti, ma con il cuore di tre adolescenti pronto ad esplodere come una mina.
Era il 2004, quando nelle vetrine di molti negozi di musica cominciò ad apparire un album, che sicuramente ognuno di noi ricorda e ne conserva una parte nel proprio cuore; chi infatti all’epoca non canticchiava, anche per caso <<Don’t wanna be an american idiot…>> oppure <<I walk a lonely road…>>. Esattamente 20 anni fa quella mano bianca, che teneva un cuore rosso sanguinante, disegnato con le strisce di una granata, sulla copertina di American Idiot (che compirà 20 anni il prossimo 21 Settembre) segnava il successo mondiale dei Green Day e la loro consacrazione come rock band. L’album, la prima rock opera del gruppo, constava di 13 tracce. I temi sono più maturi, pur mantenendo una vivace anima rock. Troviamo per esempio un attacco all’allora presidente Bush, l’“American Idiot”, una critica alla guerra in “Holiday”, una denuncia della vita nelle periferie Americane fatta di droga e di alcool e di ragazzi che cercano il loro posto nel mondo in “Jesus of Suburbia”. C’è un accorato grido di aiuto contro la solitudine in “Boulevard of Broken Dreams” e la ricerca di un padre in “Wake me up when September Ends”, un pezzo autobiografico che Billy Joe Armstrong dedica a suo padre, morto quando il cantante era bambino. L’ album divenne una pietra miliare del rock di inizio anni 2000 e i Green Day diventarono un fenomeno mondiale, tanto che venne prodotto addirittura un musical con le musiche della stessa band intitolato proprio “American Idiot” ispirato dai temi dell’album. Inizia quindi la veloce ascesa dei Green Day, grazie al grande successo di “American Idiot”, grandiosi concerti e anche eventi benefici. La band, infatti, ancora adesso è impegnata in numerose campagne sociali, e molti proventi dei loro successi vanno in beneficenza. Nel 2009 la loro seconda rock opera è un successo; “21st century breakdown”, un album pregno di tematiche sociali ormai lontano da “Dookie” ma più vicino alla realtà di tutti i giorni e che tutti ricordiamo per “21 guns”, un inno di pace per tutti quegli amori tempestosi, che invita ad abbassare quelle “21 pistole” per costruire un futuro migliore, insieme…<<you and I>>. Ormai i Green Day erano diventati non solo una band di grande successo, al pari di grandi altre band della scena rock come i Linkin Park o i Fall Out Boys, ma anche un punto di riferimento per moltissime persone che si identificavano nelle parole ma soprattutto nelle note delle loro canzoni; e nel 2015 raggiunsero la tappa più importante del loro viaggio, venendo inseriti nella Rock & Roll Hall of Fame. Billy Joe Armstrong disse che quel premio rappresentava un compito sacro, quello di scrivere e suonare musica rock, e che essere lì nella Hall of Fame, insieme a tutti i suoi “eroi” rappresentava un onore indescrivibile. Quei tre ragazzi erano arrivati fin lì, nell’Olimpo del rock, insieme alle leggende che li avevano accompagnati, come disse Armstrong, fin da quando avevano aperto gli occhi.
E dopo un periodo di relativa pausa, lo scorso gennaio è uscito “Saviors”, l’ultima opera della band di Berkley. L’album, composto da 15 brani, rappresenta la celebrazione di 30 anni di musica. “Saviors” riunisce in 15 canzoni tutto quello che sono stati in questi 30 anni i Green Day; c’è un po' di “American Idiot” e un po' di “21st Century Breakdown”, ma soprattutto il ritorno a quei tre ragazzi che suonavano quasi per gioco, che nella testa non avevano nient’altro che rock, quei ragazzi che avevano scritto “Dookie”. E adesso cosa aspetta i Green Day in futuro? C’è un tour mondiale (sono stati anche Milano per gli I-days lo scorso 16 giugno prossimo), ci saranno i 20 anni di “American Idiot” a settembre… e poi chi può saperlo. Sicuramente quella “Boulevard of Broken Dreams” è ancora molto lunga da percorrere, e la storia dei Green Day continuerà ad essere scritta fra le note delle loro canzoni e con il cuore pieno di sogni, pronto ad esplodere come una granata rossa.
Noi di Radio Nowhere vi consigliamo di ascoltare
-Dookie
- American Idiot
- 21st Century Breakdown
- la raccolta di tre album “UNO”, “DOS”, “TRE”
- Revolution Radio
- Fathers of All Motherfuckers
- Saviors
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