De L’ultima notte di Amore colpisce, innanzitutto, l’incipit, che ci offre una lunga ripresa aerea di una Milano che ci appare gigantesca e che si mostra, gradualmente, dal centro, fino alla zona più periferica. La sequenza, che accompagna i titoli di testa, è associata ad una colonna sonora emotivamente molto coinvolgente e che richiama subito il genere giallo, d’azione, al quale il film appartiene.
La vicenda narrata è, forse, un po’ troppo personale e, in qualche modo, fine a se stessa, però risulta avvincente e ben raccontata. Efficace, in particolare, la tecnica utilizzata per narrare cosa è veramente successo nell’ultima notte lavorativa del protagonista, Franco Amore (Pierfrancesco Favino) - poliziotto ad un passo dalla pensione –, soprattutto per quanto riguarda la ripetizione del racconto dell’arrivo di Amore a casa, dove lo attende una festa “a sorpresa”.
La scelta del cast è molto curata e funzionale alla storia ed anche la recitazione si mantiene sempre ad un livello alto. Si potrebbe forse affermare che questa non sia l’interpretazione migliore di Favino, ma questa impressione sembra più imputabile al genere a cui appartiene il film e a come è costruita l’opera stessa che non al lavoro compiuto dall’attore. Il personaggio del protagonista, in effetti, è scritto in un modo un po’ destabilizzante, che, per certi versi, sembrerebbe incoerente. Franco Amore è un poliziotto che si dice – e lo fa ripetutamente – orgoglioso di non aver mai sparato un colpo durante la propria vita professionale e che appare, tutto sommato, abbastanza integro, se vogliamo escludere l’occasionale assistenza (limitata, sembra, a passaggi in auto) al cugino della moglie coinvolto in traffici malavitosi (che, probabilmente, non gli sono del tutto noti). Diciamo che il quadro che il film dà inizialmente di Amore è quello relativo ad un uomo piuttosto onesto.
Per quale motivo un uomo così dovrebbe farsi coinvolgere in una organizzazione delinquenziale come quella in cui poi resta intrappolato il nostro protagonista? Oltretutto, parliamo di una persona che ha lavorato per trentacinque anni nella Polizia di Stato, per cui anche l’ipotesi che potesse non essersi reso conto delle persone con le quali stava entrando in contatto appare piuttosto poco plausibile. Ed è invece la spiegazione che sembrerebbe emergere dal film.
Anche il finale della pellicola lascia un po’ perplessi: troppo avventata ed audace la scelta compiuta da Amore, soprattutto se si pensa al pericolo a cui, così facendo, il protagonista espone la moglie (oltre che se stesso, ma questo lo si può comprendere maggiormente).
Molto bella, però, la scena che mostra Franco Amore in macchina, mentre, trascorsa ormai la notte, si appresta ad un sentito e spontaneo saluto via radio ai suoi colleghi.
L’ultima notte di Amore presenta una certa cura dal punto di vista fotografico. Oltre alla panoramica su Milano cui si è già fatto riferimento, è possibile ricordare un altro momento che, pur nella sua classicità, risulta gradevole e raffinato: si tratta di un’inquadratura, posta anch’essa all’inizio del film, che, dalla finestra, mostra l’interno del salotto della casa di Franco, dove parenti ed amici si stanno preparando per la sorpresa.
Notevoli anche le immagini notturne, che ricreano l’atmosfera noir di cui il film è pervaso.
Per concludere, possiamo affermare che L’ultima notte di Amore è un’opera emotivamente molto forte, capace di tenere lo spettatore in uno stato di sospensione e di ansia.
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