“Voglio essere libera. Ne ho abbastanza di questa schiavitù. Ne ho abbastanza di essere vostra moglie un tanto al mese”. Gridò Consuelo.
Eppure le piaceva quel bambinone di suo marito e credeva che lui l’amasse. Ne era certa. Nonostante i tradimenti, quelli dichiarati, quelli progettati, quelli mai accennati e quelli poi rivelati.
Lui voleva essere un marito libero e “ mi rimproveravo di farlo tornare da me ogni volta che avevo bisogno di pagarmi la camera, il cibo, il telefono”, scrive lei.
Si baciarono a lungo, coi calici di champagne in mano, e si giurarono che si sarebbero amati per l’eternità. E lui restò nel letto di lei.
Ma alle 5 del mattino “ mi ritrovai sola, mezza addormentata” lui era di nuovo andato via. “ Aveva lasciato un bigliettino e un disegno grazioso che era il suo ritratto: un clown con un fiore in mano, molto imbarazzato, un clown maldestro che non sapeva che fare del suo fiore… più tardi seppi che il fiore ero io, un fiore molto orgoglioso, quello del Piccolo Principe”.
Dato alle stampe nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, Il piccolo principe è il romanzo più famoso dell’aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), una toccante storia allegorica adatta a lettori piccoli e grandi.
L’opera racconta infatti la storia di un aviatore che, a causa di un’avaria, è costretto ad atterrare nel bel mezzo del Sahara, dove incontra casualmente un bambino pronto a dirgli: “Disegnami una pecora!“. Da qui comincia un viaggio fatto di ricordi, scoperte, domande e riflessioni, grazie al quale l’aviatore realizzerà in cosa consista la vera amicizia.
Tradotto in oltre 300 lingue del mondo e ancora oggi alla base di adattamenti per il cinema e per la televisione, nonché fonte di ispirazione per gadget di ogni sorta, Il piccolo principe è un testo disseminato di frasi evocative sui concetti-chiave dell’esistenza.
“Quella casa divenne la casa del Piccolo Principe, Tonio vi continuò il suo manoscritto. E io e gli amici posavamo per il Piccolo Principe”.
Erano a New York.
Nonostante la loro relazione tumultuosa, Antoine tenne Consuelo nel cuore. Consuelo, che soffriva di asma, è la probabile ispiratrice del personaggio principale de Il Piccolo Principe, il petulante, vanitoso ma fragile "fiore" del principe, identificato come La Rosa che egli protegge sotto vetro e con un parabrezza sul suo minuscolo pianeta, chiamato Asteroide B-612.
L'infedeltà di Saint-Exupéry e i dubbi sul suo matrimonio sono simboleggiati dal campo di rose che il Principe incontra durante la sua visita sulla Terra. Nella novella, la Volpe dice al Principe che la sua Rosa è unica e speciale, perché è quella che lui ama.
L'asteroide natale del Principe possiede anche tre piccoli vulcani, probabilmente ispirati ai tre vulcani del complesso vulcanico della Cordillera de Apaneca, che sono direttamente visibili dalla città natale di Consuelo, Armenia, El Salvador. I due vulcani attivi sono stati ispirati dal vulcano Santa Ana e dal famoso Izalco, di forma conica, che probabilmente stava sputando cenere e lava quando Antoine visitò El Salvador.
Il vulcano dormiente è il Cerro Verde.
Nata come Consuelo Suncín de Sandoval e figlia di un ricco coltivatore di caffè e di un riservista dell'esercito, cresce in una famiglia di ricchi proprietari terrieri in una piccola città del dipartimento salvadoregno di Sonsonate. A causa della sua asma, il padre la mandò all'estero, negli Stati Uniti, dove studiò a San Francisco; in seguito studiò a Città del Messico e anche in Francia.
Il suo primo matrimonio fu con un capitano dell'esercito messicano, Ricardo Cárdenas, molto conosciuto negli Stati Uniti. Anche se il matrimonio si concluse con un divorzio, lei mentì dicendo che era terminato con la morte di lui durante la Rivoluzione messicana, poiché le donne divorziate erano allora stigmatizzate dalla società e l'essere vedova era preferibile all'essere divorziata. Mentre si trovava in Francia, conobbe e poi sposò Enrique Gómez Carrillo, scrittore, diplomatico e giornalista guatemalteco. Dopo la morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1927, si stabilì a Buenos Aires.
Nel 1931, a Buenos Aires, conobbe e sposò l'aristocratico, scrittore e pioniere dell'aviazione francese conte Antoine de Saint-Exupéry, diventando così contessa. All'epoca Consuelo era una scrittrice e artista salvadoregna, una volta divorziata e una volta vedova, che possedeva uno spirito bohémien ed era conosciuta come una maliarda. Saint-Exupéry, completamente incantato dalla donna minuta, si allontanava e poi tornava da lei molte volte; era sia la sua musa che, a lungo termine, la fonte di molte delle sue angosce.
Fu un'unione burrascosa, con Saint-Exupéry che viaggiava spesso e si concedeva numerose relazioni extraconiugali, in particolare con la francese Hélène de Vogüé (1908-2003), conosciuta come "Nelly" e chiamata "Madame de B." nelle biografie di Saint-Exupéry. Anche Consuelo ebbe numerose relazioni extraconiugali.
Ma il Piccolo Principe, Toni, aveva un profondo rispetto per gli uomini e saldi principi nonostante tutto.
Può sembrare una frase fatta, eppure preservare la memoria di come si approcciano al mondo i bambini ci permette di affrontare la vita diversamente, senza diventare aridi come certi adulti. In che modo? Toni spiega così:
“I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: «Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?» Ma vi domandano: «Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?» Allora soltanto credono di conoscerlo”.
Il suo saggio protagonista, infatti, sa bene fino a che punto ogni oggetto, ogni luogo e ogni essere vivente possano significare qualcosa per qualcuno. Ed ecco perché un’altra delle frasi più amate del Piccolo principe recita così:
“Mi domando, – disse, – se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua”.
Non c’è quindi, nella sua mentalità, la nozione di possesso in accezione di ostinato e ossessivo senso dì possedimento, come non appare disarmonia né tradimento, quanto piuttosto l’idea di una convivenza armonica con gli elementi del creato, con le proprie relazioni e familiarità da cui si può ricavare piacere dando contemporaneamente un contributo alla loro sopravvivenza. Proprio come si legge nel dialogo tra il Piccolo Principe ed un uomo d’affari:
“’A che ti serve possedere le stelle?’ chiese il Piccolo Principe all’uomo.‘Mi serve ad essere ricco.’ ‘E a che serve essere ricco?.’ ‘A comperare delle altre stelle se qualcuno ne trova.’ ‘Io’ disse il Piccolo Principe ‘possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni e possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. È utile ai miei vulcani e al mio fiore che li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle.”
Da queste poche righe, infatti, si intuisce il valore che Saint-Exupéry attribuisce alla sostanza a dispetto della forma, e si capisce come mai sia tanto importante conoscere a fondo qualcuno, o come dice la volpe “addomesticarlo“, per creare con lui un legame unico:
“Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”.
“Tornavo sempre da Tonio.Non parlavamo mai delle nostre miserie. In ogni villaggio che attraversavamo mi faceva dei regali, ‘ Voglio che perdiate tutto, moglie mia, per offrirvi con le mie mani ogni cosa che possederete' mi diceva”.
Mentre lui era in guerra, i due ebbero questo scambio di parole, possiamo ridurre tanto sentimento al solo concetto di “parlarsi”:
“Ah! Tonio, mio adorato, è terribile essere la moglie di un guerriero”“ Fino alla fine della guerra porterò sulle mie labbra le tue labbra e il tuo ultimo bacio. Stringendomi tra le braccia, quando mi hai salutato prima di volare ad Algeri, la tua voce mi è rimasta nell'orecchio. La sento come il battito del mio cuore. La sentirò sempre.Non piangere, l'ignoto è bello quando gli si va incontro. Vado a fare la guerra per il mio paese. Non guardarmi negli occhi, perché piango per la gioia di svolgere il mio dovere, quanto per il dispiacere che provo nel vedere le tue lacrime. Quasi ringrazio il cielo di avere un tesoro da lasciare: la mia casa, i miei libri, il mio cane. Tu lo sorveglierai per me. Ogni giorno. mi scriverai due righe, tre righe, vedrai, sarà come una conversazione telefonica e non saremo divisi perché tu sei la mia donna per l'eternità, e piangeremo insieme la distanza dei giorni che passano senza guardare insieme le stesse cose. Bambina, non piangere, o piangerò anch'io. Sembro forte, perché sono alto, ma presto sverrò e allora, se il comandante o il generale si presenteranno alla porta, non saranno fieri del loro soldato! Piuttosto, mettimi a posto la cravatta. Dammi il tuo fazzolettino perché ci scriva sopra il seguito del Piccolo Principe .. Alla fine della storia il Piccolo Principe offrirà questo fazzoletto alla Principessa. Non sarai mai più una rosa con le spine, sarai la principessa dei sogni del principe e ti dedicherò quel libro. Non riesco a consolarmi per non avertelo dedicato.”
Quale principessa non vorrebbe essere per il suo principe la sua rosa?!
Altro che gioielli, denaro e celebrità.
La migliore di tutte le ricchezze sta probabilmente nell’essere La rosa.
E concludiamo come concluderebbe qualunque principe e qualunque rosa:
“Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
P.s: Nel loro possedimento a Bevin House, durante i loro ultimi momenti di felicità insieme, si trova quella tenuta che loro avevano battezzato La casa del Piccolo Principe.
Anche se la vera casa del Piccolo Principe ormai è in ogni bambino o adulto nel mondo, che si rispetti, ovvero sotto i tetti di noi tutti.
The end
Fonte primaria: “Memorie della rosa, la mia vita con Antoine De Saint-Exupéry” di Consuelo De Saint-Exupéry - Barney Edizioni
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