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La zona d'interesse - La nostra recensione del film

Aggiornamento: 15 ago

Tratto dall'omonimo romanzo di Martin Amis, La zona d'interesse è un film che racconta la vicenda di Rudolf Höss, primo comandante del campo di concentramento di Auschwitz e della sua famiglia. 

Höss vive con la moglie e i cinque figli in una villetta edificata esattamente a ridosso delle mura del campo e il film intende descrivere la quotidianità di questa famiglia, che vive le proprie giornate in una disarmante e terrifica normalità, malgrado gli orrori che si consumano oltre il muro del loro giardino (e la cui pianificazione ed esecuzione è gestita o cogestita proprio da  Höss).

L'Olocausto è un tema che è delicato decidere di trattare proprio in questo momento storico e, riflettendoci, si potrebbe restare turbati da una simile scelta. Tuttavia, La zona d'interesse ha il merito di affrontarlo da una prospettiva e con uno stile davvero particolari.

Infatti, quello che il regista Jonathan Glazer intende fare è compiere un'indagine sulla vita di tutti i giorni della famiglia di un comandante nazista, è studiare il suo modo di vivere, le sue giornate; egli – come dichiara anche in un'intervista - vuole cercare di aiutare lo spettatore a realizzare l'ardua impresa di comprendere ed accettare che simili persone erano esseri umani, esattamente come tutti noi e che, per poter essere più consapevoli di quanto è successo e riguardo al nostro futuro, è necessario abbandonare la rassicurante “giustificazione” che quegli uomini e quelle donne altro non fossero che mostri, lontani dalla natura umana.

La regia del film è estremamente particolare. Glazer ha affermato di aver voluto evitare i primi piani – che, infatti, sono insolitamente assenti - perché ciò che gli premeva non era mostrare la psicologia dei personaggi, bensì analizzare le loro azioni, i loro comportamenti. Per questo, il regista ha prediletto riprese d'insieme, che mostrassero i personaggi da lontano, immersi nel loro ambiente.

Uno degli aspetti per cui La zona d'interesse colpisce maggiormente è il suo tappeto sonoro. Con una scelta originale e davvero efficace, il regista decide di dare allo spettatore la percezione del campo di concentramento – che pure si trova esattamente oltre il giardino di casa  Höss – quasi esclusivamente tramite i suoni che dal campo stesso provengono. Questo non riduce la sensazione di ansia ed oppressione, che, anzi, è semmai accresciuta. Il rumore proveniente dai forni avvolge costantemente l'intera casa e i personaggi non ci fanno neanche più caso. La presenza del campo è, insomma, incombente, anche se non se ne vedono che brevi scorci.

Anche la musica è un elemento molto forte sul piano evocativo ed emotivo all'interno del film: in particolare, quella dei titoli di coda accompagna lo spettatore ad uscire da quanto appena visto, senza fargli perdere e, al contrario, moltiplicando il senso di angoscia che la vicenda narrata inevitabilmente provoca.

La zona d'interesse fa riflettere su quanto l'orrifica situazione legata alle leggi razziali e alle deportazioni potesse essere vissuta con una estrema normalità. I protagonisti, provocandoci orrore e una buona dose di sgomento, la percepiscono come un elemento della loro vita quotidiana, ne parlano con tranquillità e si spartiscono gli effetti personali confiscati ai prigionieri. Solo i bambini, in forme diverse, sembrano risentire almeno parzialmente della sconcertante condizione in cui vivono.

La figura di Rudolf, poi, genera inquietudine e stimola la riflessione. Per le contraddizioni di cui è piena l'esistenza e che vorremmo poter ignorare, egli viene infatti dipinto come un padre vigile e affettuoso, come una persona che durante il giorno pianifica i metodi più efficaci per eliminare altri esseri umani e la sera legge una fiaba alla figlia per farla addormentare e donarle serenità.

Per concludere, non può lasciare indifferenti la scelta di inserire alcune sequenze che appaiono riprese in negativo e che contribuiscono a creare una sensazione di profondo turbamento per una situazione che non può che essere definita aberrante.


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