Neil Young è tornato. Prima con un tour acustico solista estivo negli USA e ora anche con un paio di esibizioni coi fidati Crazy Horse (aka Santa Monica Flyers).
Prima di queste date una lunga pausa dai concerti che durava dal 2019 poiché il rocker canadese ha preso molto seriamente il Covid e ha voluto attendere che la situazione della pandemia migliorasse sensibilmente prima di rimettere le persone l'una accanto all’altra ai suoi show. Tanto seriamente da aver ritirato integralmente a gennaio 2022 il proprio catalogo da Spotify in polemica con Joe Rogan, autore di un podcast finanziato e ospitato dalla piattaforma di streaming nel quale diffondeva teorie antiscientifiche. Nei giorni scorsi Billboard ha tirato le prime somme a distanza di 20 mesi da quella decisione diffondendo dati di tutti i tipi: dai 10,5 milioni di streaming a settimana delle sue canzoni agli attuali 7,1 milioni per quanto le piattaforme concorrenti di Spotifiy abbiano cavalcato pubblicitariamente il fatto che Young non fosse più presente nella piattaforma più diffusa. Circa 273 milioni di streaming persi in totale tenendo conto del ritmo di gennaio 2022 e senza considerare che nel frattempo negli Stati Uniti, mercato in cui il canadese (naturalizzato statunitense) riscuote più successo, l’ascolto in streaming è aumentato del 25%. Economicamente questo ha portato a una perdita di circa 300.000 dollari oltre a un sensibile calo della vendita di album in vinile e cd che avrebbe determinato, secondo Billboard, un mancato introito di circa 1 milione per le etichette Reprise della Warner e Geffen della Universal. E questo nonostante Neil stia dando fondo come non mai ai propri inesauribili archivi con pubblicazioni in serie che si affiancano al quasi annuale album di canzoni inedite. L’unica variabile che Billboard non considera è proprio quella dei Neil Young Archives a cui è possibile iscriversi in abbonamento per ascoltare il catalogo in streaming e aver accesso ad alcune esclusive.
Ma parliamo di musica: sono tornati i Crazy Horse “modificati” per celebrare il cinquantesimo anniversario del Roxy di Los Angeles con due concerti che si sono tenuti il 20 e 21 settembre. Il primo show in assoluto nel locale era stato proprio quello di Neil Young coi Santa Monica Flyers nel 1973 (poi pubblicato grazie ai già citati Neil Young Archives nel 2018 col titolo Roxy: Tonight’s the Night Live). Gli incassi dei due concerti (i cui biglietti erano estremamente esosi) sono stati devoluti in beneficenza per la Bridge School che si occupa di bambini disabili come fatto con regolarità da Young da metà anni ’80 anche coinvolgendo altri artisti. L’anniversario è stato commemorato da una performance in cui Young ha eseguito, per la prima volta in carriera, due album integralmente: Tonight’s the Night che, come detto, risale al 1973 anche se è stato pubblicato solo due anni più tardi e Everybody Knows This is Nowhere del 1969. Mentre il primo è un disco molto cupo oggetto di culto per fanatici di Neil ma in generale meno noto, il secondo contiene alcuni pezzi molti conosciuti come Cinnamon Girl, Down by the River e Cowgirl in the Sand. Agli storici Crazy Horse Billy Talbot e Ralph Molina alla sezione ritmica, si è aggiunto Micah Nelson (figlio di Willie Nelson) al posto del defunto Danny Whitten. Al concerto del 1973 aveva suonato anche il polistrumentista Nils Lofgren che da qualche anno è entrato a tutti gli effetti nei Crazy Horse per sostituire Frank “Poncho” Sampedro che ha optato per il pensionamento. Lofgren non avrebbe dovuto prendere parte a queste due date in quanto componente della E Street Band di Bruce Springsteen attualmente in tour. L’ulcera del boss che lo ha costretto ad annullare i concerti di settembre ha tuttavia liberato Nils che si è unito agli altri e ha suonato prevalentemente il pianoforte, proprio come aveva fatto nel 1973.
Beati i pochi fortunati che si sono potuti godere uno di questi concerti; gli altri possono consolarsi pensando che Young li avrà certamente registrati per i suoi archivi.
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