Robert Mapplethorpe nasce nel Queens, New York, il 4 novembre 1946, terzo di sei figli, cresce in una famiglia di origini irlandesi appartenente alla borghesia americana. Nel 1963, a soli sedici anni, viene beccato a rubare giornaletti pornografici in Times Square, a proposito di quella esperienza spiegherà che ne era ossessionato: “Erano sigillati, il che li rendeva anche più sexy; perché non li potevi vedere” e ancora “Pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazione, avrei creato qualcosa di unicamente mio”.
Nello stesso anno si iscrive al Pratt Institute per studiare ingegneria, percorso di studi compiuto dal padre ingegnere e fotoamatore. Inizia a frequentare anche delle associazioni paramilitari, come ad esempio la “National Honor Society of Pershing Rifles”, anche questa scelta legata all’appartenenza alla stessa associazione del padre. L'associazione era legata al programma del Reserve Officers Training Corps (ROTC), il programma di formazione per ufficiali delle forze armate attivo in numerosi istituti scolastici. In questi anni studia disegno, scultura e pittura, viene influenzato dalla produzione di artisti come Marcel Duchamp e Joseph Cornelle. Comincia, così a sperimentare nel campo artistico utilizzando diversi materiali. Produce una serie di collages composte da immagini tratte da riviste, libri e giornali.
Sono tempi particolarmente movimentati per gli Stati Uniti, quelli tra il 1963 e il 1969: la guerra in Vietnam, le rivolte studentesche, i movimenti femministi per la liberazione delle donne e degli omosessuali. Sono anni di rapido cambiamento per la società americana. Robert inizia a frequentare gli studenti del corso di arte e abbandona gli studi. Si avvicina alle droghe e inizia a consumare marijuana, LSD e speed-ball, una dipendenza che purtroppo ne segnerà l'intera esistenza.
Nel 1964 un incontro cambierà in modo irreversibile la vita del giovane Mapplethorpe, incontra Patti Smith, cantautrice, poetessa e artista statunitense, figura atipica e rivoluzionaria nel rock degli anni settanta, è tra le grandi protagoniste del proto-punk e della New wave, che diventerà una presenza fondamentale per la sua vita. Patti è una giovane appena arrivata a New York, che sogna di diventare una poetessa. I due iniziano a frequentarsi e si innamorano.
Cominciano a vivere insieme, prima come amanti e poi come amici, nell’appartamento di Patti in Hall Street per poi trasferirsi al Chelsea Hotel. Il rapporto con Patti per Robert è uno dei rapporti più intimi e importanti della propria vita. L’incontro tra queste due anime dannate e inquiete creerà un’energia che permetterà ad entrambi di spronarsi artisticamente.
Robert Mapplethorpe fotograferà spesso Patti tra il 1970 e il 1973, è lui, infatti, il fotografo dietro alla copertina dell’album Horses di Patti Smith.
Riprende e conclude gli studi al Pratt Institute, solo per proseguire ad avere un fondo per gli studi, e nel 1970 acquista una Polaroid, la sua prima compagna di avventure fotografiche. Mapplethorpe scopre così una soddisfazione piacevole nella fotografia, e comincia ad inserirla nelle sue opere a tecnica mista. Esiste un momento fondamentale nella vita di Mapplethorpe che segna definitivamente il suo amore per la fotografia. Lo racconta la stessa Patti Smith nel suo libro “Just Kids” “John [McKendry] aveva accesso alle camere blindate che custodivano l'intera collezione fotografica del museo (il MOMA), in gran parte mai esposta al pubblico. Avere il permesso di sollevare la velina dalle fotografie, di toccarle, e farsi un'idea della carta e della mano dell'artista fece un'enorme impressione su Robert; studiò tutto con la massima attenzione – la carta, lo sviluppo, la composizione e l'intensità dei neri. “È tutta questione di luce,” disse.
Nel 1970 inizia anche la sua prima seria relazione omosessuale con il modello David Crowland, che gli presenta in seguito il curatore della sezione fotografica del MoMA (Museum of Modern Art).
Nel 1972, però, arriva la vera svolta per Mapplethorpe, quando conosce Sam Wagstaff, di cui poi diverrà l’amante. Quest’ultimo avrà un ruolo importante per far conoscere il lavoro di Robert. Sarà lui a far ottenere al fotografo l’accesso alla buona società e una stabilità economica. Nell’ottobre del ’72 Robert lascia l’appartamento che aveva con Patti, per andare a vivere in un loft in Bond Street con Sam Wagstaff. I due rimarranno amanti fino alla morte di Sam, venuto a mancare per AIDS. Nel 1973, nella Light Gallery di New York City allestisce la sua prima mostra personale “Polaroids”.
Due anni dopo Wagstaff regala a Robert la prima Hasselblad (Hasselblad è un costruttore di macchine fotografiche di alta qualità con sede a Göteborg (Svezia). Questa nuova macchina fotografica di medio formato, permette a Mapplethorpe di avere più controllo nel proprio lavoro una qualità decisamente più elevata.
È con la Hasselblad che produce più di centinaia di capolavori che gli doneranno la fama, primo fra questo il controverso “The X Portfolio”, una serie di fotografie sadomaso.
Rappresentazioni quasi scultoree di falli e corpi, ritratti durante pratiche erotiche. Mapplethorpe si è sempre detto convinto che “la fotografia è un modo sbrigativo di fare scultura”.
Collaborò a progetti commerciali, creando copertine di album, una serie di ritratti e immagini di feste per Interview Magazine. Mapplethorpe inizia a diventare sempre più interessato e impegnato a rappresentare la scena S&M (sadismo e masochismo) di New York. Le sue fotografie iniziano a fare scalpore, sia per il loro forte contenuto sia per la tecnica perfetta con la quale Robert le esegue.
L’arte di Robert Mapplethorpe resta scomoda e suscita una reazione scioccata soprattutto per la presenza di nudi, sono opere in cui viene rappresentata una libertà nel vivere l’erotismo e l’omosessualità. La libertà con la quale il fotografo porta il sesso maschile e femminile nelle sue opere denota ormai la totale assenza di volontà di nascondere la propria omosessualità.
Ad ArtNews, alla fine del 1988, Mapplethorpe dichiara: “Non mi piace la parola particolare “scioccante “. Sto cercando l’inaspettato. Sto cercando cose che non avevo mai visto prima … Ero in grado di scattare quelle foto. Ho sentito l’obbligo di farle.”
Questa libertà di Mapplethorpe porterà anche al sequestro di molte delle sue opere, in occasione di una mostra. I soggetti delle sue foto sono spesso attori pornografici, coppie omosessuali o semplici modelli in pose erotiche. Nelle immagini il fotografo abbatte il confine tra foto d’arte e foto destinata al mercato pornografico. Inserisce temi e soggetti appartenenti alla “pornografia” in un contesto prettamente artistico.
Nel 1977, partecipa a Documenta 6 a Kassel, in Germania e nel 1978, la Robert Miller Gallery di New York City diventa il suo rivenditore esclusivo.
Nel 1980 Robert incontra Lisa Lyon, la prima campionessa mondiale di bodybuilding femminile, con cui collaborerà ad una serie di ritratti e studi delle figure, che diventeranno un libro e un film Lady, Lisa Lyon.
Le donne fotografate sono relativamente poche in confronto agli uomini. Nelle sue opere possiamo trovare figure femminili come Lydia Cheng, Patti Smith e la già citata Lisa Lyon.
La tematica che sceglie Mapplethorpe per le figure femminili è quella dell’erotismo. Immortala le donne in pose erotiche, spesso anche maschili, facendo emergere anche da esse la propria mascolinità. Mapplethorpe riesce a produrre immagini che sfidano, ma al contempo aderiscono agli standard estetici classici. Dà vita a composizioni di nudi maschili e femminili sempre delicate, nature morte di fiori e ritratti di artisti e celebrità.
Utilizza quasi sempre il bianco e nero, e studia le pose nel minimo dettaglio. Fa praticare ai suoi soggetti e modelli pose molto simili alle sculture. Utilizza spesso modelli neri che con la propria pelle e a contatto con la luce riescono perfettamente a creare una forte plasticità.
Negli anni è riuscito a raffinare la tecnica della stampa al platino su carte e su lino, e il cibachrome, oggi detto lifocrome, che è una stampa fotografica con colori ad altissima stabilità cromatica.
Come spesso accade agli artisti che scelgono liberamente di inseguire il proprio intuito e rappresentare ciò che vogliono, verso la fine della sua vita è proprio la natura apertamente erotica e omosessuale delle sue opere a far scoppiare molte polemiche. Una controversia che vede al centro del dibattito, generalmente, i finanziamenti pubblici per opere secondo molti provocatorie e pornografiche.
Molte organizzazioni conservatrici e religiose si oppongono ai finanziamenti per esposizioni pubbliche. L'allestimento della sua mostra The Perfect Moment nel 1990 a Cincinnati (che comprende sette ritratti sadomaso) porta al processo contro il Cincinnati Contemporary Arts Center e contro il suo direttore Dennis Barrie con l'imputazione di induzione all'oscenità. Barrie e il museo verranno in seguito prosciolti, ma questo non spegnerà l'infuocato dibattito sull'opera di Mapplethorpe.
Robert Mapplethorpe muore di AIDS il 9 marzo 1989: lo ricorda sempre Patti Smith nel libro “Just Kids”: “Ci salutammo e lasciai la stanza. Qualcosa mi spinse a tornare indietro. Era scivolato in un sonno leggero. Restai a guardarlo. Così sereno, come un bambino vecchissimo. Aprì gli occhi e mi sorrise. “Sei già tornata?” Poi si riaddormentò. L'ultima immagine di lui fu come la prima. Un giovane che dormiva ammantato di luce, che riapriva gli occhi col sorriso di chi aveva riconosciuto colei che mai gli era stata sconosciuta”.
Gli anni consecutivi alla sua morte sono di grande importanza per la crescita della sua fama artistica. Nasce la Fondazione Robert Mapplethorpe che si occupa di gestire il suo patrimonio e promuovere la fotografia e la lotta con l’AIDS.
La serie di esposizioni dei suoi lavori ha accresciuto la notorietà di Robert Mapplethorpe, e il suo modo di fare fotografia è quello che maggiormente influenza le generazioni di fotografi dagli anni novanta in poi.
Di tutte le sue mostre, una tra le più importanti è La perfezione nella Forma che si è tenuta a Firenze nel 2009, e in cui i lavori di Mapplethorpe sono stati accostati ai capolavori di Michelangelo nella Galleria dell'Accademia di Firenze.
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