Alle volte, sento il bisogno di trovare qualcosa di materiale che renda esplicito il mio sentire e il mio vivere il mondo, i sentimenti, le esperienze che faccio. Capita che non appena avverto di avere questo bisogno, qualcosa torni a me, si manifesti. È il caso di To your eternity, un anime in cui mi sono imbattuta qualche mese fa, proprio mentre cercavo una risposta.
La trama alla base è molto semplice: un essere immortale viene inviato sulla terra con l'obiettivo di conoscere il mondo.
Arriva privo di emozioni e identità. Tuttavia, ha una capacità: prendere la forma delle cose che gli producono un impeto. Impeto nell’accezione latina di impetus, ossia qualcosa che ti smuove in un modo travolgente, un moto che crea una frizione contro e dentro. Si può definire un vero e proprio impulso dell’anima che in questo caso reagisce con un urto interiore. Più lo slancio che sente il protagonista è grande, più è portato a riprodurre una forma, che però diventa anche sostanza.
Passa dall’essere una palla di luce, a un sasso, a del muschio e poi compie una prima forte metamorfosi. Scopre di essere in grado di prendere le sembianze di qualsiasi cosa sia morente e che gli fa scattare questo impeto. Diventa sostanza, ma non è immediata la trasformazione completa dell’essere.
La prima forma che acquista attraverso la morte è quella di un lupo. Lui è un lupo, ma non sa come essere un lupo. Questo lo impara ritrovando un umano, che a quanto pare era legato all’animale, e tramite gli insegnamenti di questo umano l’essere che ha preso la forma di un lupo, diventa un lupo a tutti gli effetti. Mangia come un lupo, si comporta come un lupo.
L’umano che accompagna però morirà e, come aveva fatto per il lupo, questo essere immortale prenderà le sue sembianze, acquisendone una umana per la prima volta. Pur avendo preso sembianze umane, come non era un lupo all’inizio, non sa come essere un umano e proprio per questo non sa regolare i suoi bisogni fisiologici, non sa che deve mangiare, non sente la stanchezza e morirà. Sarà proprio in quel momento che scoprirà di non poter morire. In un ciclo continuo ed estenuante, protrae questa morte e questa rinascita. Questo fino a quando non incontra una bambina che cercherà di sensibilizzarlo all’umanità. Gli insegnerà a essere uomo: mangiare, bere, camminare, parlare. Gli darà anche un nome: Fushi. Intanto Fushi scoprirà anche di essere in grado non solo di assumere nuove sembianze, come ha fatto per il lupo e per l’essere umano, ma anche di poterle intercambiare. Può esser un lupo, un sasso o un essere umano a suo piacimento. Quindi non impara solo ad essere altro, ma anche a mantenere ciò che ha conosciuto.
Per tutta un’altra serie di eventi anche questa bambina morirà e lui che ha iniziato, proprio grazie a lei, a provare emozioni umane, per l’impeto di questa perdita otterrà anche le sue di sembianze.
Pian piano che la storia va avanti si vede come tutte le persone di cui lui acquisirà la forma gli permettono di fare cose diverse grazie alle abilità di ciascun corpo. Il lupo è una forma offensiva, ma anche utile per la caccia, per le tracce. La bambina che era un’ottima scalatrice per arrampicarsi sugli alberi. E via dicendo. Quello che acquista non è solo la quantità, ma anche al varietà, le esperienze diventano parte di lui e di ciò che lo portano a essere in grado di fare. La storia prosegue e conosce altre persone che gli insegnano altri modi di vivere, di essere, di sentire le emozioni, di sacrificarsi, di voler bene.
A questo punto arriva l’antagonista che è un essere che se lo uccide in una determinata forma gliela strappa via. Ad esempio, se lo uccide mentre è la bambina, gli ruba la sua sembianza da bambina. La cosa particolare però, è che nel rubargli quel suo essere la bambina, viene privato anche di tutti i ricordi che Fushi ha della bambina. Nasce in lui un vuoto, lo avverte come se ci fossero delle parti sfuocate nel suo essere, delle assenze, come se gli mancasse una parte di lui. Così ogni volta che viene attaccato da questo nemico, per riappropriarsi delle parti che gli vengono sottratte, deve sconfiggerlo e ricongiungersi con quella parte di sé, che gli appartiene e che lo completa nella crescita che ha fatto fino a quel momento.
Nel mentre si scopre che ogni persona con cui lui creerà un rapporto e che nel mentre morirà, anche a distanza, verrà automaticamente inglobata da lui e la potrà riprodurre e usare a suo piacimento. Ecco come nessun individuo, con il quale lui tesserà un rapporto e avrà un significato nella sua maturazione, verrà dimenticato. Anzi sarà trasformato in uno strumento che lui, a seconda delle esigenze, potrà usare.
La sua lotta più grande diventa dunque quella di accrescere la sua conoscenza del mondo e di evitare di farsi strappare parti di sé che hanno significato nella sua crescita, tanto da rimanere per sempre con lui.
Come dicevo all’inizio, ci sono momenti in cui sento di aver bisogno di trovare qualcosa che rappresenti il mio sentire, che lo renda manifesto. Il più delle volte uso la musica, che mette insieme parole e suoni. Altre volte ho bisogno di qualcosa che sia più strutturato. Cercavo di venire a capo del legame tra la perdita e valore di sé, scontrandomi con il senso di pienezza che le esperienze e le persone che ho fatto entrare nella mia vita mi hanno infuso. In questa ricerca di comprensione mi sono imbattuta in questa storia che ho appena raccontato. Forse non è un capolavoro, alcune cose potevano essere sviluppate meglio, ha la vena di semplicità e quella di banalità. Nonostante le pecche, mi ha portato qualcosa dentro. Ricordandomi che le persone ci lasciano, fisicamente o non, ma ciò che di loro mi hanno consegnato e che ho fatto crescere nel mio interno, non è qualcosa che muore o si perde, è qualcosa che diventa parte della nostra identità. Siamo noi e siamo le persone con cui abbiamo condiviso pezzi di vita. Shakespeare diceva che siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Io credo che siamo fatti di tutto ciò a cui permettiamo un contatto con la nostra anima.
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