Viene spesso citato attraverso il suo rapporto d’amore e lavoro con Marina Abramović, ma la storia di Ulay vale la pena essere raccontata.
Ulay all'anagrafe Frank Uwe Laysiepen, nasce in Germania durante la seconda guerra mondiale, figlio di un gerarca nazista. Rimase orfano molto presto e crebbe senza una famiglia, devastato da un senso di colpa comune ai figli di nazisti.
Lascia la moglie e il figlio, rinuncia al proprio nome ed alla nazionalità tedesca e si trasferisce ad Amsterdam, attratto dalla corrente anarchica dal movimento Provo. Si iscrive alla Kölner Werkschulen di Colonia dove avviene il suo incontro con l'arte, nonostante non fosse materia di studi, in particolar modo con la fotografia.
Abbandona gli studi e si dedica allo studio della fotografia analogica e all'uso artistico delle Polaroid.
Intraprende una vera e propria ricerca sull'identità e il corpo, si avvicina alla comunità transessuale e drag-queen attraverso foto, aforismi e performance.
Nelle serie, entrambe del 1976, Fototot e in There is a Criminal Touch To Art la sua espressione fotografiche viene messa in stretto rapporto con la live performance.
Fototot si tratta di performances eseguite presso il De Appel e la Gallerie Beyeler. La prima di queste performance prende il nome di Photo Death: in cui l’artista indossa una tuta bianca con un cappuccio ed una maschera bianca per restare anonimo. Ulay scatta una polaroid e la silhouette della persona viene impressa, attraverso il flash, sul materiale fotosensibile.
Ottiene così un negativo e un positivo: il positivo viene proiettato sul negativo mentre l'artista si pone all'interno della proiezione. Il soggetto fotografato viene così ridotto ad una figura bianca su materiale fotografico, quindi non identificabile. Quando Ulay entra nella proiezione della foto Polaroid assume l'identità della persona fotografata. Intende così sottolineare la caducità dell'essere umano, la perdita dell'individualità dovuta alla riproduzione meccanica della figura umana.
There is a Criminal Touch to Art è l’ultimo lavoro che firma singolarmente. L'artista ruba dalla Neue Nationalgalerie il dipinto Der arme Poet (1839) del pittore romantico Carl Spitzweg (pittore preferito di Adolf Hitler) e lo trasferisce a casa di una famiglia di immigrati turchi, in uno dei quartieri più poveri di Berlino.
Fotografa il lavoro nel suo nuovo contesto, quindi chiama il direttore del museo per invitarlo a vedere la nuova esposizione dell'opera. Jörg Schmidt Reitwein filma l'intera azione. È questo un lavoro cardine all'interno della sua produzione artistica in quanto sottolinea la conflittualità con la propria origine tedesca e al contempo sposta l'attenzione verso le problematiche delle minoranze nella società tedesca del dopoguerra.
Lo stesso anno avviene l'incontro che gli cambiò la vita, alla Galleria de Appel di Amsterdam conosce Marina Abramović. I due si incontrano il 30 novembre, il giorno di nascita di entrambi.
Quello di Marina e Ulay è un amore che dura 12 anni, un sodalizio nella vita e nel lavoro. L’amore per Marina gli permetterà di vivere e sperimentare la performance art nella sua interezza. Attraversando insieme il rapporto d’amore, la dipendenza affettiva, la distanza. La loro relazione è tanto pura quanto caratterizzata da modi estremi, a volte disturbanti, con cui i due raccontano la vita di coppia.
Un’ opera su tutti “Rest Energy”: un’immagine rappresentante loro che tengono un arco doppio, con due frecce. Una metafora per i rapporti umani, sia d’amore che di amicizia, in cui ci si pone in una condizione di fragile esposizione all’altro. Ci si trova messi completamente a nudo, correndo il rischio di rimanere feriti. L’opera è realizzata in un modo in cui chiunque tiri il colpo ucciderà l’amato.
Dopo dodici anni, però come accade alle migliori coppie, anche Marina e Ulay si lasciano. La fine della loro storia venne sancita con un’ultima fortissima performance, The Wall Walk in China. Entrambi percorrono a piedi una parte della Grande Muraglia Cinese, partendo da due lati opposti per poi incontrarsi a metà strada e dirsi addio.
Gli anni a seguire furono pieni di ostilità e battaglie legali a proposito dei diritti d’autore della produzione artistica. Ulay denuncia Marina per aver veduto autonomamente opere che appartenevano anche a lui.
Nel settembre 2016 vince la causa e Marina è costretta a versare 250.000 euro all'ex partner per violazione di un contratto firmato nel 1999, che regolamentava l'uso dei lavori realizzati insieme fra il 1976 e il 1988.
Nel 2010 i due si incontrano dopo 23 anni al MoMA di New York in occasione della performance della Abramović, The Artist is Present sancendo uno dei momenti più importanti ed emozionanti della storia dell’arte contemporanea.
Dopo la fine della sua storia d’amore con la Abramović, Ulay si concentra sulla propria attività sulla fotografia affrontando temi come l’emarginazione e tornando a quello del nazionalismo.
Si trasferisce a Lubiana, e nel 2009 gli viene diagnosticato un tumore.
Dopo una serie di cure chemioterapiche decide di partire, con la sua troupe, e visitare i luoghi più significativi della sua vita e incontrare amici e conoscenti per un ultimo saluto. Viene ripreso per un anno intero, dall’Istituto di Oncologia di Lubiana fino a Berlino, a New York e alla sua Amsterdam. Racconta la malattia come il suo progetto più grande e sfrutta questo viaggio per interrogarsi sulla vita, sull’amore, sulla storia e sull’arte. Ripercorre le tappe della propria carriera attraverso le interviste, video, fotografie e riproduzioni dei suoi principali lavori.
La sua malattia diventa un’opera d’arte e nasce così, nel 2013, un documentario insieme al regista Damjan Kozole: il documentario Project Cancer.
Il motto a cui rimane fedele per tutta la carriera è “L’estetica senza etica è cosmetica”.
Lavora senza compromessi, rigoroso e sempre coerente. Affronta temi come l’emergenza ambientale, l’identità di genere e usa nuovi formati, grandi tecniche e collage.
Muore il 2 marzo 2020 all'età di 76 anni a causa di un linfoma, conseguente al tumore diagnosticatogli undici anni prima.
Ulay non è stato solo l’indimenticabile compagno di Marina Abramović, ma uno degli artisti che ha più interessato il panorama artistico mondiale.
È una delle figure più importanti ed influenti della Performance art degli anni ’60.
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