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Umberto Maria Giardini:Mondo e antimondo

Aggiornamento: 15 ago

Il cantautore marchigiano Umberto Maria Giardini, classe 1968 e ormai veterano della musica alternativa italiana, vanta una produzione costante e sempre di alto livello che in pochi altri musicisti nazionali possono vantare.

Il suo ultimo album Mondo e Antimondo è un'intima riflessione sul mondo in cui viviamo; l'ennesima prova della sua forza poetica, dove i peculiari testi intrinsechi di simbolismo poggiano sul suo post rock riconoscibilissimo e sempre in evoluzione, con arrangiamenti intelligenti che ne rafforzano la propria liricità. Siamo di fronte ad un album mistico ed allo stesso tempo ben ancorato alla terra, dove la profondità dei testi lascia abbagliati per intensità, oltre ad un raggiungimento nel mezzo vocale con cui Giardini dimostra di essere giunto ad una totale maturità.



Le campane di Re aprono l'album e fanno da contrasto al mantra campestre: una descrizione decadente di immagini antiche di una Roma vinta dai barbari, dove tra chitarre impetuose dal sapore anni novanta, veniamo trascinati nei luoghi metafisici tanto cari all'autore, dove la sacralità del quotidiano e le sfaccettature intrinseche all'amore si  mescolano e dipanano per tutti quarantasette catartici minuti dell'album.

Mondo e Antimondo è privo di luce e per questo illumina, si guarda dentro con cinica introspezione finendo per parlare di tutti noi, colma vuoti muovendosi su un filo di un rasoio e poggiando melodie su nervi scoperti. Umberto Maria Giardini esplora le contraddizioni dell'uomo moderno, interrogandosi sul caos da lui stesso generato, come nella lenta e toccante Figlia del Corteo, dove l'autore indaga sulle colpe che ricadranno sui figli che verranno: Tu meriti di più, goccia in un oceano di vergogna, fiore profumato nella fogna, vetro che riflette la sciagura, di noi...




Dopo un inizio dove chitarre psichedeliche la fanno da padrone, l'autobiografica La notte attenua i toni, l'autore sembra scontrarsi con il sentimento di perdita e inadeguatezza dei rapporti ma oppone resistenza aggrappandosi alla forza dei sentimenti: Cresci con me, la notte cresce ancora, diventeremo argento, volando via come foglie al vento, dalle città fuggiremo in autostop, col coraggio che al momento io non ho.  Giardini ed il produttore Michele Zanni si avvalgono di un ospite illustre per la chiusura della prima parte dell'album, così Le tue Mani viene affidata alla voce di Cristiano Godano, che con parole semplice ed efficaci ricorda un amore passato, nel momento intimo di una visione di un film in un cinema, cantando il doloroso ricordo della persona amata che non c'è più. I ricordi di adolescenza di Versus Minorenne aprono il secondo lato e ci portano fino ad uno dei momenti più poetici dell'album, Nei Giardini Tuoi, una dolce pioggia di malinconia, dove in gesti apparentemente insignificanti si ritrova il tutto: ti cado dentro come il latte nel caffè; il fantasma di Proust si aggira nei versi, posti, momenti e sensazioni fuggevoli su lente chitarre alla Johnny Marr: cammino in centro ad occhi chiusi e tento di immaginarti ancora,con gli occhi chiusi a controllare l'ora, prima di andare via e non importa quando ti ricorderai di me, di come controllavo i fiori nei giardini tuoi. Ancor più evocativa è Muro contro Muro, epica e capace di affondare nel dolore di un rapporto non corrisposto, ma Giardini dimostra la capacità di vincere l'amato con l'arte, facendo del dolore un canto esorcizzante: ogni volta che scendono i titoli di coda, il mio cervello fa merenda e va in blackout, cosi ogni volta che mi fermo e ti guardo, rubo ore al tempo.  La decadente vena pessimistica che pervade l'album, trova il suo apice nella chiusura; nella canzone che da il titolo all'album però si intravede uno spiraglio, ma la luce più che che giungerci dall'esterno sembra fuoriuscire dal di dentro, e lo fà con una ricerca della verità e consapevolezza di ciò che non sarà più come prima, con il provare ad essere fedeli a se stessi fino in fondo, in uno slancio verso l'alto in un mondo che Giardini stesso, durante l'uscita dell'album nel dicembre 2023 descrive così: Le somme vanno tirate così come sono realmente, nello scontrino della situazione globale in cui l’essere umano si trova oggi. Il brano riassume tutto quanto ascoltato prima ma volutamente lo amplifica in maniera molto suggestiva. I colori sono a mezza tinta, così come sono a mezza tinta gli umori che aprono una consapevolezza definitiva. Tutto va male, e la luce dentro ai nostri occhi in meno di 30 anni è cambiata, forse in modo irreversibile. Non credo sia una valutazione pessimistica, ma realistica e oggettiva. Viviamo in un’epoca in cui le bugie e le menzogne non servono più; meglio accettare cosa siamo diventati e prevedere cosa diventeremo. Mondo e Antimondo anticipa questo, poiché guarda ad un orizzonte definito e definitivo.


E' la favola dell'uomo

che fa gare di cucina

la farina l'acqua e l'uovo e

l'empatia nella latrina

io per te

ho girato la faccia alla felicità

ho contato i minuti a piedi nudi

io per te come forbice affilata

nella carta tagliata per un nuovo collage

io per te

come polvere ovunque

come neve pulita nella cima del monte

ma io per te

diverrò perpendicolare

nella mia disciplina nella povertà

nella mia morale.

"Mondo e Antimondo"


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