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Venerdì 13 e venerdì 17: perché sono considerati giorni sfortunati

Aggiornamento: 15 ago

Oggi vorrei scrivere delle credenze che aleggiano intorno a venerdì 13 e venerdì 17. Chi non si è mai chiesto come mai queste due date ricorrenze siano ritenute sfortunate?

Questa sfortuna, o paura, appartiene al folklore e in particolare fa parte della superstizione. Ma cos’è la superstizione? La superstizione è un insieme di credenze o pratiche rituali che sono dettate dall’ignoranza, convinzioni sorpassate o false, atteggiamenti irrazionali, associazioni fittizie, come quando ci convinciamo che compiere uno specifico atto possa portare buona o cattiva sfortuna. Di solito sono atti e credenze soggette a una cattiva valutazione della cultura e delle religioni dominanti, quelle che in qualche modo cercano di determinare cosa sia giusto o sbagliato, di dare un percorso prestabilito; quindi, sono ritenute frutto di un errore e d’ignoranza, di modi di agire inferiori a chi dovrebbe sapere come vanno realmente le cose.

Sono anche legate a società o religioni antiche, culti pagani, e per questo ritenute convinzioni arretrate. Possono essere fondate su presupposti magici o sovrannaturali. Ciò che lega un po’ tutto rimane la natura irrazionale che può influire sul pensiero e sulla condotta della vita delle persone che fanno propria la superstizione. In generale si tratta del convincimento che gli eventi che accadranno in futuro possano essere influenzati da determinati comportamenti senza che però se ne possa dimostrare la veridicità di causa effetto. Per farvi un esempio se faccio cadere un bicchiere il bicchiere si rompe e noi pensiamo: dovrò comprare un nuovo bicchiere. Se però si rompe uno specchio e pensi avrò 7 anni di sfiga un po’ ti chiedi quale sia il collegamento tra rottura dello specchio e la sfortuna, il collegamento non è immediato, l’effetto che ha la rottura di uno specchio ci potrebbe apparire come notevolmente più sproporzionata.


Le superstizioni, è meglio precisarlo subito, non sono universali, quello che potrebbe portare sfortuna in un paese, potrebbe non portarlo in un altro, e questa è proprio la base della differenza tra sfortuna tra venerdì 13 e venerdì 17. Il venerdì 13 è un giorno sfortunato sia in Europa che in America, mentre il venerdì 17 è prevalentemente esclusiva nostra italiana, e in altri paesi di origine greco-latina. Insomma, non eravamo contenti di avere un numero sfortunato da dividere con gli altri, ma ne abbiamo dovuto aggiungere uno tutto nostro.

Partiamo con il dire già il venerdì, in quanto giorno della settimana, porta con sé delle credenze riguardo alla sua presunta sfortuna. Avete presente quel proverbio che dice né di martedì né di venerdì, ci si sposa, né si parte?

Martedì è considerato il giorno di Marte, Dio della guerra e ciò sta a significare che ogni azione intrapresa quel giorno potrebbe risultare sfavorevole, perché mossa da un’azione che ha la guerra e la lotta come base. Se per esempio ci si sposasse di martedì il matrimonio potrebbe iniziare con il piede di guerra.

Il venerdì, invece, secondo la cabala, ossia l’insieme degli insegnamenti esoterico e mistici propri dell’ebraismo, si pensa sia il giorno in cui siano stati creati gli spiriti maligni. Di conseguenza porterebbe male sposarsi di venerdì.

Proprio per le differenze a cui accennavo prima, in Norvegia è di buon auspicio sposarsi di venerdì, poiché è il giorno della settimana associato a Venere, dea dell’amore e della bellezza femminile; quindi, il venerdì è sotto l’influenza della femminilità. Questo implica che sposarsi il giorno legato a venere porti abbondanza di amore, di fertilità, e di accoglienza verso un progetto comune sotto influssi positivi con il partner.

Nell’antica Roma il martedì e il venerdì erano i giorni di chiusura degli uffici preposti alle autorizzazioni e alle licenze, e dunque non si poteva richiedere licenza di matrimonio, permesso di viaggio e permesso per le tabarnae (osterie) dove fare il banchetto. Da questo si può dedurre che il proverbio da cui siamo partiti per spiegare come mai di venerdì e martedì siano sconsigliate certe azioni, all’epoca degli antichi romani altro non fosse che una filastrocca in latino che serviva a ricordarsi dei giorni di chiusura e che col tempo ha assunto una connotazione negativa.

Conseguenza potenziale del matrimonio potrebbero essere dei figli e anche qui i romani ci mettono lo zampino. Girava la credenza secondo cui un figlio nato di venerdì avrebbe avuto una vita difficile. Non vi voglio dire di andare a controllare il giorno in cui siete nati, ma io per scaramanzia sono andata a vedere se avessi qualche congiunzione cosmica da incolpare per la mia vita problematica. Spoiler sono nata di sabato.

Inoltre, sempre i nostri amici romani, che sembrano avere un’avversione particolare per il venerdì, che io forse chiamerei accanimento, sostenevano anche che gli anni bisestili che cominciavano in questo giorno sarebbero stati catastrofici. Per pura curiosità ho controllato e il 2020 non è iniziato con un venerdì, come invece è stato con il 2021. Il 2024 inizierà con un lunedì.

Il venerdì è anche il giorno in cui è stato crocifisso Cristo, per cui in memoria di questo sacrificio durante quel giorno per i cristiani vi è l’astensione dal consumo della carne, il divieto di partecipare a feste e balli. È una giornata privativa. I mussulmani sostengono addirittura che sia infausto poiché sarebbe il giorno che corrisponderebbe a quando Adamo ed Eva hanno mangiato il frutto proibito.

Venerdì 13.

Partiamo dicendo che esiste una fobia chiamata triscaidecafobia che è la paura del numero 13. Si potrebbe azzardare che questa sfiducia verso il 13 la si possa trovare risalendo alla cultura assiro-babilonese dove il 12 era un numero sacro, perché facilmente divisibile, quindi è un po’ come se non mostrasse delle ombre, o per meglio dire delle difficoltà e delle insidie. Di conseguenza, proprio il fatto che il 13 venga dopo il 12 avrebbe fatto sì che il nostro caro 13 acquisisse la notorietà di portasfortuna. Il 13 è un numero primo divisibile solo per 1 e per se stesso.

Se andiamo più avanti e ci appelliamo allo storico greco del I secolo A.C. Diodoro Siculo ci riporta questo curioso aneddoto circa il padre di Alessandro Magno, Filippo II che, a quanto pare, fu ucciso da una sua guardia del corpo dopo aver fatto mettere una propria statua accanto a quelle delle dodici divinità dell'Olimpo. La sua morte sarebbe dunque diretta conseguenza di questa offesa arrecata agli dèi.

Se poi ci addentriamo nella mitologia norrena scopriamo che il tredicesimo semidio non era altri che Loki, il dio dalla grande astuzia, ma anche della menzogna e della distruzione. Prima di lui vi erano 12 semidei. Al suo arrivo nel pantheon Loki si dimostrò crudele con gli uomini, per questo il 13 è divenuto segno di malaugurio.

Se magari la mitologia norrena vi è sconosciuta andiamo in un campo impossibile da non conoscere. Se vi dicessi ultima cena? Ecco 13 convitati al tavolo e il nostro tredicesimo non è niente di meno che quel simpatico traditore di Giuda.

Un altro evento che contribuisce a rendere il 13 una data nefasta è la sua associazione al giorno dell’arresto di massa dei Cavalieri templari in data venerdì 13 ottobre 1307, voluto dal re di Francia Filippo IV il Bello. Si dice che furono così tante e così terribili le maledizioni pronunciate dai templari mentre venivano torturati che avrebbero reso questo un giorno di sventura.

Per quanto riguarda venerdì 17 potremmo partire dicendo che nell’antica Grecia per i seguaci di Pitagora, i pitagorici, era disprezzato il numero 17 in quanto si trova tra il 16 e il 18, due numeri perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri, il 16 è 4x4 e il 18 è 3x6.

Nell’Antico testamento ritroviamo il numero 17 come data di inizio del diluvio universale. Un’eccezione la ritroviamo invece nella Cabala ebraica, che è l’insieme degli insegnamenti esoterici propri dell’ebraismo rabbinico, dove invece il 17 ha una funzione benefica e propizia, poiché nasce dalla somma numerica delle lettere ebraiche têt (9) + waw (6) + bêth (2). Queste, una volta lette, creano la parola tôv, che vuol dire “buono, bene”.

Nemmeno nel Medioevo il 17 ha trovato fortuna. Il 17 in numeri romani veniva scritto XVII, il cui anagramma è VIXI, che in latino significa “vissi”, ossia vissuto, quindi morto e veniva inciso nelle lapidi.

Il 17 ha, inoltre, un riferimento alla battaglia di Teotoburgo, avvenuta nel 9 d.C. dove i romani si scontrarono con i germani di Arminio. In quella battaglia le legioni 17, 18, 19 vennero massacrate e a quei numeri venne associata morte e sventura. Tra l’altro dopo quell’evento a nessun’altra legione romana furono mai più dati questi numeri ritenuti infausti.

La sfortuna del 17 è stata confermata anche dalla smorfia napoletana, secondo cui il numero sarebbe legato alla disgrazia.

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